Sarajevo , venerdì, 19. giugno, 2020 16:00 (ACI Stampa).
“Nella sessione di mercoledì 10 giugno, la presidenza della Bosnia ed Erzegovina ha accettato di sponsorizzare il Presepe natalizio che sarà posto in San Pietro in Vaticano nel 2020”. Con uno scarno comunicato, diffuso sulle agenzie di stampa locali e rimbalzato senza troppa eco sui media, la decisione della Bosnia Erzegovina di sponsorizzare il Presepe in Vaticano è stata annunciata. Non senza polemiche, specialmente da parte cattolica. Perché la decisione della presidenza sembra una mossa politica, che serve da un lato ad avvicinare il Paese all’Europa e alle tradizioni europee, e dall’altro a mettere da parte i problemi con la componente cattolica del Paese.
Per comprendere la ragione del dibattito di fronte ad una decisione che non sembra essere controversa, si deve andare a vedere la strutturazione dello Stato della Bosnia Erzegovina. La presidenza è tripartita, e i tre presidenti sono chiamati a rappresentare le tre etnie principali del Paese: quella bosgnacca (musulmana), quella serba (ortodossa) e quella croata (cattolica).
Attualmente, i tre presidenti sono Milorad Dodik, che rappresenta la componente serba, Šerif Džaferovic per il gruppo bosgnacco e Željko Komšic per il gruppo croato. Questi non è stato eletto con il voto dei croati, bensì da quello dei musulmani, grazie ad uno stratagemma permesso dalla legge elettorale e organizzato dalla dirigenza dell’SDA, dimostratosi vincente già nel 2006 e nel 2010.
L’assenza di un rappresentante croato crea delle tensioni, e da tempo i cattolici croati sono protagonisti di un esodo silenzioso, più volte denunciato dal Cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, che ha chiesto anche “eguale cittadinanza” per tutti.
Il comunicato della presidenza croata del 10 giugno sottolineava anche che “con questa decisione, la Bosnia ed Erzegovina parteciperà per la prima volta alla celebrazione della più lieta festa cattolica. Il presepe sarà installato in piazza San Pietro dal 10 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021”.