Taipei , mercoledì, 20. settembre, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Il dramma dello sfruttamento, che diventa quasi un vero e proprio traffico di esseri umani, colpisce un settore del lavoro poco conosciuto come quello della pesca, nonostante quello del pescatore sia considerato tra i lavori più pericolosi del mondo. Su tutto questo la Santa Sede punterà i riflettori nel Congresso Internazionale dell’Apostolato del Mare, che si terrà a Kaohsiung, Taiwan, dall’1 al 6 ottobre.
La scelta di Kaohsiung non è casuale. Lì c’è un attivissimo centro di apostolato del mare, lo Stella Maris, che è poi il nome con cui sono conosciuti gli operatori dell’Apostolato del Mare in tutto il mondo.
Il movimento dell’Apostolato del Mare, che ha chiesto in prestito dai gesuiti il nome “apostolato”, nasce a Glasgow nel 1920, e si appresta a festeggiare il suo centenario. Nella capitale scozzese, un gruppo di laici, tra cui un anglicano convertito al cattolicesimo, pensò di strutturare l’impegno per i marittimi. Una sollecitudne che poi divenne parte dell’impegno ufficiale del Vaticano, con un segreteria inserita prima nella Sacra Congregazione Concistoriale negli anni Cinquanta, poi nel Pontificio Consiglio dei Migranti, oggetto anche di un motu proprio di Giovanni Paolo II, e infine, oggi, nel dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale.
A raccontare il tutto, padre Bruno Ciceri, uno scalabriniano che da sempre si occupa dei marittimi, prima con un impegno missionario nelle Filippine e appunto in Taiwan, e poi nel dicastero dei Migranti e poi dello Sviluppo Integrale. È lui che sta organizzando il tutto.
A prendere parte al Congresso – che si tiene ogni cinque anni – ci sarnano anche i cardinali Charles Bo dal Myanmar e Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Integrale, nonché l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.