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Perché il nuovo arcivescovo di Milano farà il suo ingresso in città da Sant’Eustorgio?

Basilica di Sant'Eustorgio | La Basilica di Sant'Eustorgio a Milano, prima tappa dell'ingresso ufficiale in città del nuovo arcivescovo Mario Delpini | Wikimedia Commons Basilica di Sant'Eustorgio | La Basilica di Sant'Eustorgio a Milano, prima tappa dell'ingresso ufficiale in città del nuovo arcivescovo Mario Delpini | Wikimedia Commons

Entrerà da Porta Ticinese, si fermerà alla basilica di Sant’Eustorgio e solo allora andrà al Duomo: l’ingresso ufficiale nella diocesi di Milano del nuovo arcivescovo Mario Delpini avviene con un rito tanto antico quanto significativo, in cui si mescolano tradizione apostolica, storia dei Magi e storia di Milano.

Dopo aver fornito le disposizioni della sede vacante, l’Arcidiocesi di Milano ha delineato anche i due momenti che determineranno la transizione dall’amministrazione del Cardinale Angelo Scola all’arcivescovo Mario Delpini.

Il 9 settembre, il nuovo Arcivescovo prenderà possesso canonico dell’arcidiocesi per mezzo di un procuratore, con una celebrazione nel Duomo di Milano al termine della quale terminerà a tutti gli effetti il mandato di amministratore apostolico del Cardinale Scola, e comincerà il mandato dell’Arcivescovo Delpini. Sarà da quel momento che si ricorderà il nome del “vescovo Mario” in ogni celebrazione eucaristica.

Ma il vero momento di ingresso, quello più atteso dalla città, avverrà il 24 settembre, quando ci sarà l’ingresso ufficiale in diocesi. E, prima della tappa in Duomo, è prevista una sosta a Sant’Eustorgio. Perché?

Perché fu lì che c’è il primo fonte battesimale di Milano, restaurato dal Cardinale Carlo Borromeo nel 1623. E fu lì, secondo una antichissima tradizione, che i primi cristiani di Milano furono battezzati da San Barnaba, compagno di san Paolo nel primo dei suoi viaggi tra i Gentili. San Barnaba sarebbe entrato a Milano da Porta Ticinese, nella zona in cui poi è stata costruita la chiesa di Sant’Eustorgio, ed è da lì che entrano tutti gli arcivescovi di Milano, per ricordare la prima evangelizzazione della città.

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E la chiesa ha tradizioni antichissime. Ancora oggi la comunità parrocchiale si mette nell’atteggiamento di preghiera rappresentato in una lapide ritrovata nel cimitero paleocristiano al di sotto del pavimento della Basilica.

Ma la tradizione di Sant’Eustorgio va ancora più indietro nel tempo. Sant’Eustorgio fu eletto nono vescovo di Milano nel 343, ed era governatore della città. Così, andò da Costantino per rimettere il suo mandato di governatore, e in quell’occasione Costantino gli donò le reliquie dei Magi, ritrovate da sua madre a Gerusalemme, dove i Magi – secondo tradizione- erano tornati dopo la crocefissione per testimoniare la fede.

Eustorgio trasportò il pesante sarcofago in cui le reliquie erano contenute a Milano, con un carro trainato da buoi. Entrando in Porta Ticinese, il carro sprofondò nel fango e non fu possibile rimuoverlo. Un incidente che Eustorgio interpretò come un prodigio, e per questo eresse la basilica in cui ne erano contenute le spoglie. Per questo, Sant’Eustorgio non presenta una croce sulla sommità, ma una stella a otto punte, simbolo della cometa che i Magi seguirono.

Ma come sono finite le reliquie a Colonia? Nel 1164, l’imperatore Federico Barbarossa ordinò a Reinald von Dassel, suo consigliere e arcivescovo di Colonia, di impadronirsi delle reliquie. Così successe, e per questo le reliquie sono custodite nel Duomo della Città di Colonia. Ma nel 1906 il Cardinale Ferrari, al tempo vescovo di Milano, ottenne una parziale restituzione delle reliquie. A ricordo del loro martirio, la liturgia ambrosiana usa paramenti di colore rosso nel giorno dell’Epifania.

Nella basilica di Sant’Eustorgio si custodiscono le reliquie di quattro santi arcivescovi di Milano: lo stesso Eustorgio, Sant’Onorato e San Magno (che vissero al tempo della calata dei Longobardi di Re Alboino) e Eugenio, un transalpino consigliere e confessore di Carlo Magno, il quale ottenne la non soppressione del rito ambrosiano nel 774.

Affidata ai domenicani per cinque secoli, predicarono a Sant’Eustorgio San Domenico, San Pietro Martire e San Tommaso d’Aquino.

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