Città del Vaticano , venerdì, 1. marzo, 2019 18:30 (ACI Stampa).
La politica concordataria della Santa Sede si basa su sette principi fondamentali. A ripercorrerli il Segretario di Stato Vaticano il cardinale Parolin che ha tenuto la relazione introduttiva del Convegno che la Università Gregoriana ha organizzato insieme all’ E’cole française di Roma. Gli Accordi della Santa Sede con gli Stati (XIX-XXI secolo).
Libertà religiosa, basata sulla Dignitatis humanae, le necessità contingenti, i modelli più o meno effettivi di concordato, il rapporto con gli episcopati locali, la necessità o meno dei concordati, le relazioni cin gli stati senza convenzioni e i rapporti multilaterali.
Un lezione universitaria che ricorda soprattutto lo spirito derivato, anche nella diplomazia dal Concilio, con un’attenzione alle Chiesa locali. “I bisogni della Chiesa, pur essendo sostanzialmente universali- dice Parolin- acquisiscono connotati particolari a seconda dei luoghi, cioè delle culture e delle diverse situazioni di ogni singolo Stato. Ciò fa sì che, entro le comuni pretese di libertà, in ogni negoziato le precise richieste avanzate possano presentare degli spunti singolari”.
Ma si può parlare di “modello concordatario?” Il cardinale risponde che “Di per sé, presso la Santa Sede non esiste un modello concordatario da seguire. La prassi normale prevede che l’avvio di un negoziato nasca da una richiesta proveniente dal Paese interessato”.
L’unica necessità è la garanzia della libertas Ecclesiae, ossia la autonomia e indipendenza della Chiesa “nell’adempimento della sua missione religiosa, la predicazione e il magistero, la pratica del culto e l’esercizio della potestà di governo al proprio interno: a ciò corrisponde il riconoscimento civile della sua organizzazione e degli enti che ne fanno parte, così come delle iniziative che fanno capo ad essa o alle quali l’attività dei fedeli può dare vita”.