Davos , giovedì, 19. gennaio, 2017 17:00 (ACI Stampa).
Fa il ritratto di una diplomazia vaticana “più attiva”, che ha assunto il ruolo di leader, che punta a “lottare contro la povertà, costruire ponti, lavorare per la pace”. Sottolinea la necessità di “ridare un’anima all’Europa”. E mette in luce la necessità di difendere la libertà religiosa. A Davos per il World Economic Forum, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, partecipa ad una conversazione, riportata da Radio Vaticana.
Il numero 1 della diplomazia pontificia prima di tutto osserva che la diplomazia vaticana è ormai “riconosciuto come un leader globale”, perché riconoscono questo ruolo del Papa. Il quale – aggiunge - ha dato tre obiettivi alla diplomazia vaticana. Il primo: lottare contro la povertà. Il secondo: costruire ponti. Terzo; raggiungere la pace nel mondo. E seguendo queste tre linee, stiamo cercando di intervenire nelle situazioni in cui è possibile intervenire”.
Si inserisce in questo solco una delle principali attività della Santa Sede, quella di “proteggere, difendere e promuovere la libertà religiosa” che “è il primo dei diritti umani”, perché “se la libertà religiosa è protetta anche gli altri diritti umani vengono tutelati e promossi”.
“Sentiamo veramente – ha detto il Cardinale Parolin - che non stiamo lavorando solo per la libertà della Chiesa o solo per la libertà dei cattolici: quando parliamo di libertà religiosa stiamo facendo qualcosa per tutti! E questo è interesse di tutti, di tutti i credenti, appartenenti alle differenti religioni ed è il cuore dell’azione della Santa Sede”. Perché la difesa della libertà religiosa non è solo la difesa dei credenti, ma anche della persona umana, della quale – nota il segretario di Stato – non può essere tralasciata la visione trascendente.
Il Cardinale poi si sofferma sulla crisi dell’Unione Europea, e sottolinea che l’impegno della diplomazia della Santa Sede è di “dare oggi nuovamente – e lasciatemi usare questa parola – un’anima all’Europa. Un’anima all’Europa! Forse mi ripeto ancora e ancora, ma questo è un punto molto, molto importante: riconoscere la persona in ogni sua dimensione. Il rischio oggi è quello di ridurre la persona soltanto ad una dimensione economica e materiale”.