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Parolin Chiesa Greco Cattolica Ucraina, presto un incontro sull’impatto della guerra

Seconda giornata di lavori al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Le relazioni del Cardinale Koch e del Cardinale Parolin. La condivisione sulla situazione della guerra

Shevchuk e Parolin | L'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk e il Cardinale Parolin in un momento dell'intervento del Cardinale durante il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, Roma, 5 settembre 2023 | UGCC Shevchuk e Parolin | L'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk e il Cardinale Parolin in un momento dell'intervento del Cardinale durante il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, Roma, 5 settembre 2023 | UGCC

Presto un incontro per approfondire le tematiche della guerra e la sua origine. Lo ha annunciato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nella sua relazione al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Nella giornata del 5 settembre, anche la relazione del Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha anche auspicato che ci sia presto “una pace giusta per l’Ucraina”. Durante gli incontri i vescovi ucraini hanno avuto la possibilità di portare all’attenzione dei rappresentanti della Santa Sede le problematiche sorte nel contesto della guerra in Ucraina.

È il secondo giorno di lavori per la Chiesa Greco Cattolica Ucraina. La notizia arriva al termine della relazione del Cardinale Parolin, che ricorda come Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, aveva lanciato la proposta di un incontro per approfondire la situazione della guerra alla Commissione Interdicasteriale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale.

“Ci troveremo – ha annunciato il Cardinale Parolin - con i rappresentanti di questa Chiesa sui iuris e di quella latina, nonché di alcuni esperti, per approfondire le tematiche legate alla guerra e alla sua origine, tenendo conto che la guerra è sempre un male e, anche quando essa risponde al diritto alla legittima difesa, è nostro dovere di cristiani e di Pastori di limitarne il più possibile gli effetti, con le parole e con le azioni”.

L’idea di un incontro interdicasteriale era stata lanciata da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, proprio con l’idea di rispondere ad alcune delle questioni che si sono sollevate a seguito dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, come l’ideologia del “mondo russo”, che fa da piattaforma ideologica all’invasione russa.

Nel suo intervento, il Cardinale Parolin ha ripercorso la storia millenaria delle relazioni tra Kyiv e  Roma, non interrotte neppure dallo scisma del 1054, e ha lodato il fatto che la Chiesa greco- cattolica ucraina fa del rapporto con il successore di Pietro una “dimensione costitutiva”.

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Il Segretario di Stato vaticano ha anche ricordato i lavori del Sinodo dello scorso anno, apprezzando che i partecipanti al Sinodo non si sono “limitati a considerazioni teologiche teoriche”, ma sono “scesi nel concreto”, lasciandosi interpellare dalla domanda “Come essere Chiesa?”.

Così, ha continuato il Cardinale, presso le parrocchie e le comunità greco-cattoliche ucraine in tutto il mondo sono stati organizzati centri di raccolta di aiuti umanitari, come cibi, vestiti e medicine”.

Il Cardinale Parolin ha notato poi l’attenzione pastorale per i soldati impegnati nella difesa della patria, insegnando loro che “così come difendono la sovranità e la libertà del territorio nazionale, devono altresì custodire i propri cuori per non cedere all’odio, di cui possono diventare facile preda in presenza di tante atrocità”.

Nel suo intervento, il porporato ha anche ricordato un fatto spesso dimenticato dei media, ovvero la scomparsa dopo nel novembre 2022 dei sacerdoti redentoristi di Berdiansk, Ivan Levitskyi e Bogdan Heleta, che erano stati arrestati. “La Santa Sede – ha detto - condivide la vostra preoccupazione per la loro sorte e non trascura occasione alcuna per chiedere loro notizie e per ottenerne, possibilmente, la liberazione”.

La Santa Sede è vicina all’Ucraina, ha aggiunto il Cardinale Parolin, e lo è in particolare il Papa. Anzi, ha aggiunto, gli appelli pubblici del Papa, la lettera al popolo ucraino del 24 novembre

2022, la sua azione del “Papa per l’Ucraina” sono gesti “ripetuti e significativi” che rendono “ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato”.

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Ma il Cardinale ha messo in luce anche l’attenzione della Segreteria di Stato che, “al fianco del Santo Padre, si è interessata dello scambio dei prigionieri, del rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia (questione sulla quale si è focalizzata la missione del Cardinale Zuppi, Inviato speciale del Papa, nelle sue visite a Kyiv e Mosca), dell’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle Autorità ucraine”.

Ci si è messi soprattutto in ascolto della gente, attraverso non solo le autorità governative, ha spiegato il Cardinale, ma anche con i rappresentanti delle istituzioni religiose, radunati in Ucraina nel Consiglio Pan-ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose, sia di numerosi esponenti della comunità internazionale, per favorire il loro coinvolgimento per una soluzione pacifica giusta”.

L’intervento del cardinale Parolin ha avuto luogo nel pomeriggio del 5 settembre, mentre il cardinale Koch ha parlato nella sessione mattutina.  Nel suo intervento, il Cardinale Koch si è anche lui detto colpito “dal modo in cui i vostri vescovi e sacerdoti accompagnano pastoralmente i fedeli e rafforzano in loro la speranza nella fede”, con una particolare menzione alle “dichiarazione e i discorsi incoraggianti” di Sua Beatitudine Shevchuk.

Il Cardinale Koch ha affermato che “le conseguenze di questa guerra sono ancora imprevedibili”, e che “ci vorrà tempo perché le ferite nel corpo e dell’anima di così tante persone possono guarire”. Il prefetto del Dicastero ecumenico non ha mancato di notare anche i gravi danni al dialogo ecumenico scaturite dalla guerra. Concludendo, il Cardinale Koch ha pregato che la guerra finisca e possa “instaurarsi una pace giusta”.