Il messaggio alla città e al mondo non rappresenta, però, un messaggio meramente diplomatico. Perché la diplomazia della Santa Sede, il suo appello per la pace e la riconciliazione, viene proprio dalla convinzione che Gesù è presente e risorto per tutti.
Papa Francesco riecheggia la sua esortazione apostolica post-sinodale sottolineando che “Cristo vive”, un messaggio “rivolto nello stesso tempo ad ogni persona e al mondo”, perché “la resurrezione di Cristo è principio di vita nuova per ogni uomo e per ogni donna”, dato che “ il vero rinnovamento parte sempre dal cuore, dalla coscienza”.
La Pasqua – dice Papa Francesco – è “l’inizio del mondo nuovo, liberato dalla schiavitù del peccato e della morte”, un mondo “finalmente aperto al Regno di Dio, regno di amore, di pace e di fraternità”.
Papa Francesco ricorda che Cristo vive “mostra la luce del suo volto di risorto” e “non abbandona quanti sono nella prova, nel dolore e nel lutto”.
Quindi, Papa Francesco rivolge lo sguardo al mondo. Prima della lista è la situazione in Siria. Papa Francesco invoca “il vivente” affinché “sia speranza per l’amato popolo siriano, vittima di un perdurante conflitto che rischia di trovarci sempre più rassegnati e persino indifferenti”. E invece – sottolinea Papa Francesco – “è il momento di rinnovare l’impegno per una soluzione politica che risponda alle giuste aspirazioni di libertà, pace e giustizia, affronti la crisi umanitaria e favorisca il rientro sicuro degli sfollati, nonché di quanti si sono rifugiati nei Paesi limitrofi, specialmente in Libano e in Giordania”.
Papa Francesco sposta il suo sguardo al Medio Oriente, “lacerato da continue divisioni e tensioni” e invita i cristiani della regione a “testimoniare con particolare perseveranza il Signore risorto e la vittoria della vita sulla morte”. Pensiero particolare per lo Yemen, e specialmente “per i bambini, stremati dalla fame e dalla guerra”. Più volte Papa Francesco ha fatto appelli per lo Yemen, e quello del 3 febbraio scorso sembrava aver aperto a una qualche soluzione.
Papa Francesco prega perché “la luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da Israeliani e Palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità”.
Quindi, il focus va sull’Africa, e in particolare sulla Libia, “ dove persone inermi hanno ripreso a morire in queste ultime settimane e molte famiglie sono costrette a lasciare le proprie case”. Lì, una nuova guerra civile è cominciata, con l’attacco delle milizie di Khalifa Haftar alla volta di Tripoli, controllata dal Governo di Accordo Nazionale di al Sarraj. Papa Francesco esorta “le parti interessate a scegliere il dialogo piuttosto che la sopraffazione, evitando che si riaprano le ferite di un decennio di conflitti ed instabilità politica”.
Papa Francesco prega il Cristo vivente per la pace “in tutto l’amato continente africano, ancora disseminato di tensioni sociali, conflitti e talvolta da violenti estremismi che lasciano insicurezza, distruzione e morte, specialmente in Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun”.
Sono tutte situazioni diverse, che però la Santa Sede guarda con attenzione e sulle quali i vescovi locali lavorano con intensità: in Camerun, nella cosiddetta crisi anglofona, è stata invocata persino la mediazione della Santa Sede, mentre il Cardinale Parolin è recentemente stato inviato di Papa Francesco per i 130 anni della chiesa maliana, e la Nigeria vive da anni attacchi alle chiese cristiane da parte dei militanti di Boko Haram.
Il Sud Sudan è diventato una priorità diplomatica della Santa Sede, in particolare con il ritiro spirituale dei leader dello Stato che è terminato con la richiesta di Papa Francesco di rimanere nella pace. Richiesta che il Papa rinnova “nel momento di incertezza politica” che si vive nel Paese.
Sempre parlando del Sud Sudan, Papa Francesco auspica quindi “che tutte le istanze possano trovare voce e ciascuno adoperarsi per consentire al Paese di trovare la libertà, lo sviluppo e il benessere a cui da lungo tempo aspira”, e che “il Signore risorto accompagni gli forzi compiuti dalle Autorità civili e religiose del Sud Sudan, sostenute dai frutti del ritiro spirituale tenuto alcuni giorni fa qui in Vaticano”, affinché “possa aprirsi una nuova pagina della storia del Paese, nella quale tutte le componenti politiche, sociali e religiose s’impegnino attivamente per il bene comune e la riconciliazione della Nazione”.
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Nemmeno il conflitto dimenticato in Ucraina sfugge allo sguardo del Papa, che prega perché il Signore “incoraggi le iniziative umanitarie e quelle volte a perseguire una pace duratura”.
Quindi, il continente americano. Ci sono situazioni difficili, come quelle di Nicaragua e Venezuela. Il Papa prega per la popolazione, per chi “nel continente americano subisce le conseguenze di difficili situazioni politiche ed economiche”.
Il primo pensiero è per il Venezuela, dove c’è “tanta gente priva delle condizioni minime per condurre una vita degna e sicura, a causa di una crisi che perdura e si approfondisce”. Papa Francesco prega che il “Signore doni a quanti hanno responsabilità politiche di adoperarsi per porre fine alle ingiustizie sociali, agli abusi e alle violenze e di compiere passi concreti che consentano di sanare le divisioni e offrire alla popolazione gli aiuti di cui necessita”.
Altro fronte caldo, il Nicaragua. “Il Signore risorto – prega Papa Francesco- illumini gli sforzi che si stanno compiendo in Nicaragua per trovare al più presto una soluzione pacifica e negoziata a beneficio di tutti i nicaraguensi”.
Ma la preghiera è soprattutto affinché il Signore “non ci trovi freddi e indifferenti” davanti alle sofferenze dei nostri tempi, e “faccia di noi dei costruttori di ponti e non di muri”.
Ed è anche una preghiera perché cessi “il fragore delle armi, tanto nei contesti di guerra che nelle nostre città”, perché il Signore ispiri a “porre fine alla corsa agli armamenti e alla preoccupante diffusione delle armi, specie nei Paesi economicamente più avanzati”.