Città del Vaticano , sabato, 25. dicembre, 2021 12:12 (ACI Stampa).
A livello internazionale, c’è il rischio “di non voler dialogare”, e il rischio che “la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo”. Ma sono le strade del dialogo che conducono “alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi”. Dopo che per tre volte (due Pasque e un Natale) era rimasto nella basilica, da solo contro la pandemia, Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per il tradizionale messaggio urbi et orbi, alla città al mondo.
Il messaggio è l’occasione per fare una panoramica della situazione del mondo, guardare a crisi e conflitti che sono prioritari per il Papa. Ma anche e soprattutto un modo per leggere tutto alla luce della speranza del Natale, specialmente in questo “tempo di pandemia” in cui “la nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova”, tanto che “si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme”.
Per il Papa, l’unico antidoto è il dialogo. Perché – dice il Papa – “mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni”. Conflitti che “sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più”, abituati a tal punto che “immense tragedie passano ormai sotto silenzio” e che “rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”.
Lo sguardo internazionale del Papa comincia dal Medio Oriente. Prima il pensiero per il popolo siriano, “che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi”. Quindi lo sguardo all’Iraq, che “fatica ancora a rialzarsi per un lungo conflitto”, e poi il pensiero alla guerra nello Yemen, “una immane tragedia, dimenticata da tutti”, che “da anni si sta consumando in silenzio provocando morti ogni giorno”, con un pensiero particolare per i bambini, le prime vittime.
Immancabile la citazione delle “continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche”. E il Papa prende posizione anche con le Chiese cristiane di Terrasanta, che avevano lamentato come le restrizioni per la pandemia discriminassero i pellegrini nel loro percorso verso la Terrasanta. “Non dimentichiamoci – dice il Papa - di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per i disagi economici dovuti alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione”.