Città del Vaticano , martedì, 31. dicembre, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Che per il 2020 Papa Francesco punti direttamente al Sud Sudan è stato certificato da un inusuale messaggio di Natale ai leader del Paese, inviato dal Papa insieme al Primate anglicano Justin Welby e all’ex moderatore della Chiesa Metodista Scozzese John Chalmers. Un messaggio per chiedere pace, e di dare seguito a un accordo tra le forze politiche che è la precondizione per un viaggio di Papa Francesco nel Paese. Un viaggio che Papa Francesco vorrebbe davvero fare.
Il 2020 di Papa Francesco si apre nell’incertezza sui viaggi internazionali. Si sa che Papa Francesco vuole andare in Sud Sudan, e non da ora. E Papa Francesco ha già fatto sapere il suo desiderio di andare in Iraq, dove c’è già un comitato e una proposta di itinerario. Niente, però, è stato reso ufficiale. Lo scorso anno si sapeva già di Panama, per la Giornata Mondiale della Gioventù, così come era chiaro che Papa Francesco sarebbe andato nei Balcani. Ora, l’unica cosa che sembra sicura è che il Papa non dovrebbe tornare in Argentina, la sua patria. Non ci è mai tornato da quando è Papa.
Il viaggio in Sud Sudan è particolarmente legato alla situazione politica. La presenza del Papa nel Paese non potrebbe, al momento, superare le sei ore, e si studia anche la possibilità di un viaggio africano che tocchi il Sud Sudan come prima o ultima tappa, un passaggio che testimoni la vicinanza di Papa Francesco. Dall’Africa, ci sono due inviti aperti per Papa Francesco: quello dal Sudafrica e quello dall’Etiopia. In particolare, in Etiopia la Chiesa sta avendo un ruolo molto importante, e il Cardinale Souraphiel è stato messo a capo della Commissione Verità e Riconciliazione del Paese. Non è escluso un passaggio di Papa Francesco nel Paese, anche per celebrare la pace con l’Eritrea e dare uno sguardo di attenzione proprio all’altro Paese del Corno d’Africa, dove i cristiani vivono una grande persecuzione.
Diversa la situazione dell’Iraq. Quando Papa Francesco ha annunciato la sua volontà di andare, non era ancora esplosa la situazione nel Paese, con diversi scontri di piazza e proteste. Il Cardinale Rapahel Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, chiedeva da tempo la presenza del Papa nella regione, e già aveva pensato ad un itinerario lungo, di almeno quattro giorni: Baghdad, per gli incontri istituzionali; Ur, la città di Abramo, per realizzare il sogno di Giovanni Paolo II di andare alle radici della fede; Najaf, la città santa dell’Islam sciita, dove eventualmente firmare un’altra dichiarazione sulla Fraternità Umana, dopo la straordinaria attenzione data dal Papa al dialogo con il mondo sunnita, dal viaggio in Egitto fino agli incontri con il Grande Imam di al Azhar e la dichiarazione di Abu Dhabi; e infine Erbil, nel luogo dove sono arrivati i profughi in fuga dallo Stato Islamico.
Nel corso dell’anno, ci potrebbe essere anche una altra tappa di Papa Francesco nei Balcani. Il 14 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto il primo ministro montenegrino Dusko Markovic, cui ha detto che avrebbe visitato il Paese nel 2020. La visita farebbe seguito a quella del Cardinale Parolin, che nel 2018 aveva toccato Montenegro e Serbia, e sarebbe importanti anche per i rapporti con il mondo ortodosso: in Montenegro si vive, in piccolo, una situazione simile a quella che si vive in Ucraina: c’è una Chiesa autocefala e una Chiesa che si considera ‘madre’, quella serba, che si oppone a questa autocefalia. Il Montenegro potrebbe essere la porta per un eventuale viaggio in Serbia che allo stesso tempo potrebbe aprire ad un viaggio in Russia, uno dei sogni del Papa. Sarebbe la prima volta che un Papa va in Montenegro.