Città del Vaticano , domenica, 12. luglio, 2020 12:15 (ACI Stampa).
"Il mare mi porta un po' lontano, il pensiero a Istanbul: penso a Santa Sofia e sono molto addolorato". Papa Francesco non aveva ancora preso una posizione sulla decisione di ritramutare Santa Sofia di Istanbul in moschea (era museo dal 1934, e prima di essere moschea era stata cattedrale ortodossa), mentre avevano parlato tutte le altre confessioni cristiane. Lo fa, un po' a sorpresa, nei saluti dopo l'Angelus, con queste poche e secche parole.
Un Angelus durante il quale Papa Francesco aveva spiegato la parabola del seminatore è “la madre di tutte le parabole”, perché “parla dell’ascolto della Parola”. E “ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno escluso”.
È una assolata domenica di luglio. I fedeli in piazza sono contingentati, secondo le regole del distanziamento sociale, ma questa è anche l’unica occasione di vedere il Papa in pubblico durante questo mese: tutto è sospeso, anche le udienze generali (che comunque non si tengono in piazza dall’emergenza COVID) perché per il Papa è un mese di vacanza, trascorso a lavoro nella Domus Sanctae Marthae.
E il Vangelo del giorno è quello del seminatore, che sparge le sementi su quattro diversi tipi di terreno, ma solo in uno di questi fiorisce e porta frutto.
“La Parola di Dio, simboleggiata dai semi – dice Papa Francesco – non è una parola astratta, ma è Cristo stesso, il Verbo del Padre che si è incarnato nel grembo di Maria. Pertanto, accogliere la Parola di Dio vuol dire accogliere la persona di Cristo”.