Per il Papa, l’atteggiamento cristiano deve essere piuttosto quello di comprendere cosa si può fare in quella situazione di difficoltà, davanti a quella catastrofe. E la risposta è che ci si trova di fronte all’occasione di dare testimonianza, non rimanendo “vittime di quanto accade”, ma cogliendo “l’opportunità che si nasconde in tutto ciò che ci capita, il bene che è possibile costruire anche a partire da situazioni negative”. Il Papa chiede di "vivere la crisi come persone umana, come cristiani, ma non di trasformarla in conflitto", e nota che infatti anche nella vita “i passi in avanti più importanti si fanno proprio all’interno di alcune crisi, di situazioni di prova, di perdita di controllo, di insicurezza”.
Insomma, di fronte ai problemi del mondo, “la Parola di Gesù è un monito forte a rompere quella sordità interiore che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli", davanti a quella "terza mondiale così crudele, davanti ai bambini", debbo "sprecare il senso della mia vita e non avere il coraggio di andare avanti".
Perché anche oggi – dice Papa Francesco – “viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza, di ingiustizia e di persecuzione”, aggravata dalla crisi del cambiamento climatico e della pandemia.
Anche oggi, continua il Papa, “vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargamento dei conflitti, alla sciagura della guerra, che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”.
E “anche oggi, molto più di ieri, tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne”.
Papa Francesco sottolinea che i poveri “sono le vittime più penalizzate dalla crisi”, ma “se il nostro cuore è ovattato e indifferente, non riusciamo a sentire il loro flebile grido di dolore, a piangere con loro e per loro, a vedere quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città”.
"Ci vuole andare agli angoli delle città, dove si vede tanta povertà, tanta miseria, tanti scartati", nota Papa Francesco.
Papa Francesco invita a fare proprio l’invito del Vangelo di non lasciarsi ingannare, “non dare ascolto ai profeti di sventura”, non farsi “incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative”.
Non seguiamo – aggiunge Papa Francesco - i falsi ‘messia’ che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione”.
Si deve invece, rendere testimonianza, accendere “luci di speranza in mezzo alle oscurità” e cogliere “nelle situazioni drammatiche, occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo più fraterno, almeno un po' più fraterno”, impegnandosi “con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando a fianco dei più deboli”.
Papa Francesco esorta a “non scappare per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a questa storia un volto diverso”, e ribadisce che la forza si trova solo nella fiducia in Dio, perché “se gli apriamo il cuore, accrescerà in noi la capacità di amare”.
In effetti, nel Vangelo Gesù delinea scenari di violenza e terrore, ma poi conclude che nemmeno un capello del capo sarà perduto, ed è qualcosa che “dobbiamo ripeterci sempre”, dice il Papa, e “amati da Lui, decidiamoci ad amare i figli più scartati, prendiamoci cura dei poveri, nei quali c’è Gesù, che per noi si è fatto povero”, in una società "che scarta i più deboli, che scarta i vecchi, che scarta i nascitturi".
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Aggiunge Papa Francesco è che "c'è una vecchia tradizione che ancora si usa nella cena di Natale di lasciare un posto vuoto per il Signore che sicuramente busserà alla porta" come un povero.
Insomma, “Non possiamo restare, come quelli di cui parla il Vangelo, ad ammirare le belle pietre del tempio, senza riconoscere il vero tempio di Dio, l’essere umano, specialmente il povero, nel cui volto, nella cui storia, nelle cui ferite c’è Gesù. L’ha detto Lui. Non dimentichiamolo mai”.