Città del Vaticano , giovedì, 31. maggio, 2018 18:45 (ACI Stampa).
Papa Francesco invia una lunga lettera, dedicata al popolo di Dio del Cile, perché “ogni volta” che ignoriamo, soppiantiamo o nullifichiamo il polo di Dio nella sua totalità e differenze, costruiamo “comunità, piani pastorale, accentuazioni teologiche, strutture senza radici, senza storia” e in definitiva “senza vita”.
Dopo aver annunciato una seconda visita dell’arcivescovo Charles Scicluna e di monsignor Jordi Bartomeu in Cile, nella diocesi di Osorno, Papa Francesco si risolve direttamente al popolo di Dio, e cercare di guarire le ferite di una “cultura dell’abuso”.
Tutto comincia, ricorda il Papa, dalla convocazione dei vescovi del Cile a Roma di aprile, e dalla sua richiesta di mettere il popolo di Dio in preghiera, cosa che è successa “in molte comunità, villaggi e cappelle”.
Perché la lettera al popolo di Dio? Perché Papa Francesco è convinto che “il santo popolo fedele di Dio è unto della grazia dello Spirito Santo”, e per questo si deve sempre “stare attenti a questa unzione”, senza mai dimenticare questa certezza, per non creare “comunità senza vita”.
Secondo Papa Francesco, la lotta contro “la cultura dell’abuso” deve rinnovarsi nella certezza che una Chiesa spogliata della vita del popolo ci porta “nella desolazione e nella perversione”, e che la certezza del continuo movimento dello Spirito è “imprescindibile” per guardare al presente senza evitare di guardare ai problemi “con coraggio”, ma allo stesso tempo saggiamente”, con “costanza ma senza ansietà”, in modo da “cambiare tutto quello che oggi pone a rischio l’integrità e la dignità di ciascuna persona”.