Bologna , mercoledì, 10. novembre, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Nel novembre 2013, l’arcivescovo Carballo, da poco nominato da Papa Francesco segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, raccontò in un convegno all’Antonianum di una conversazione avuta con Papa Francesco. Questi, nell’ambito di una conversazione sul calo delle vocazioni nelle congregazioni religiose e delle difficoltà che c’erano nel mantenerle attive secondo il diritto canonico, rispose: “E allora cambieremo il diritto canonico”.
Non si è andati così lontani. Se nel 2017, Il Regno notava che Papa Francesco avesse legiferato il 50 per cento in più di Benedetto XVI (e nella metà del tempo), oggi l’attività legislativa di Papa Francesco ha avuto il suo picco nel momento in cui è persino intervenuto a cambiare le norme di un processo in corso, con quattro rescritti ad hoc arrivati durante le indagini.
Una eccezione o un modus operandi? Un modus operandi, risponde Geraldina Boni, canonista esperta e dal 2011 consultore del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Boni ha delineato le caratteristiche del Papa Francesco legislatore in un volume, Finis Terrae per lo ius canonicum, disponibile in open access, che non manca accenti critici. L’occasione è quella di far nottare come il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi sia stato in pratica esautorato dai suoi compiti, estromesso dalle discussioni per le grandi riforme, utilizzato solo in rarissimi casi e quando si tratta di dare una copertura alle situazioni.
Quello di Boni, però, è un libro più ampio, che si configura come un vero e proprio grido di dolore, una presa di coscienza di un canonista (che però ne rappresenta molti altri) trovatasi di fronte a un Papa che fa le leggi e ha anche il coraggio di disfarsene, senza mantenere una omogeneità nelle decisioni.
È il problema di un fare legislativo accentratore, nota Boni, che ha messo da parte il ruolo del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, non più chiamato a dare le cosiddette interpretazioni autentiche delle leggi, i cui pareri su alcuni progetti vengono semplicemente non considerati. E il frutto di questa attività legislativa sono anche leggi più complesse e di più difficile lettura e interpretazione, che rende così la certezza della giustizia ancora più complicata.