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Papa Francesco, l’appello di pace per il Giubileo. “Varcare la Porta Santa, far tacere le armi”

È un appello alla pace che va dall’Ucraina all’Africa, e tocca tutte le situazioni di crisi nel mondo. “La Porta è aperta, spalancata. Dio perdona sempre, Dio perdona tutto. Lasciamoci perdonare da Lui"

Papa Francesco, Urbi et Orbi | Papa Francesco durante l'Urbi et Orbi di Natale 2024 | Vatican Media Live Papa Francesco, Urbi et Orbi | Papa Francesco durante l'Urbi et Orbi di Natale 2024 | Vatican Media Live

Papa Francesco, nell’urbi et orbi di Natale, lancia un appello a varcare la Porta Santa, ad entrare nell’Anno Giubilare riconciliandosi con se stessi per riconciliarsi con gli altri, e per creare un movimento di pace che va dall’Ucraina alla Terrasanta, dal Myanmar al Nicaragua, e tocca anche la situazione di Cipro, l’ultima nazione divisa di Europa dove da cinquanta anni la parte Nord è occupata.

Da ieri, è iniziato il Giubileo, è stata aperta la Porta Santa nella Basilica di San Pietro che è anche metafora della Porta che i cristiani sono chiamati a varcare in cammino verso Dio. E domani, Papa Francesco sarà a Rebibbia, per aprire una speciale porta santa in un carcere, come pellegrino di speranza.

Il messaggio urbi et orbi, alla città e al mondo, è l’occasione di dare uno sguardo alla situazione mondiale, e questo non fa eccezione. Si comincia con la Guardia Svizzera schierata, l’inno vaticano, la banda della Polizia italiana e un accenno di inno italiano e il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede che attende le parole del Papa. È un periodo di appelli per la pace, che culmina poi il 1° gennaio, Giornata Mondiale della Pace.

Ma, all’inizio dell’anno giubilare, si colora di un significato tutto nuovo, perché c’è anche l’occasione per un percorso di pace che si rende concreto e visibile con il pellegrinaggio e l’attraversamento della Porta Santa.

Papa Francesco, con la voce affaticata, da seduto, lo ricorda: nel Natale si rinnova la nascita del Dio Bambino, che con la sua venuta al mondo afferma: “Io ti amo, ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore aperta”.

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Esorta Papa Francesco: “Fratelli e sorelle, la porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a Lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona! Lasciamoci perdonare da Lui, lasciamoci riconciliare con Lui!”

La Porta è dunque Gesù, afferma Papa Francesco, e allora – aggiunge – “lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici”, perché spesso “ci fermiamo solo sulla soglia” senza avere il coraggio di oltrepassare la Porta siccome “ci mette in discussione”, e “richiede il sacrificio di fare un passo, di lasciarsi alle spalle contese e divisioni”.

Papa Francesco invita allora “ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni!”

Il primo pensiero è per la “martoriata Ucraina”. “Si abbia l’audacia – afferma Papa Francesco - di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura”.

E l’invito è anche a un cessate il fuoco in Medio Oriente, con un pensiero “alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare a Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima”.

“Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”, sottolinea Papa Francesco. Che poi esprime vicinanza anche alla comunità cristiana “in Libano, soprattutto a Sud” (laddove c’è il conflitto tra Israele e Hezbollah), ma anche “in Siria, in un momento così delicato”, e in generale “in tutta la regione, lacerata dal conflitto”.

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Papa Francesco ricorda anche il popolo della Libia, e lo incoraggia “a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”, e dà anche voce alla popolazione della Repubblica Democratica del Congo che sta “morendo per una epidemia di morbillo”, questione che, alla fine, non ha avuto grande attenzione internazionale.

Rimanendo in Africa, il Papa guarda alla situazione nell’Est della Repubblica Democratica del Congo (il confitto del Nord Kivu), e poi al Burkina Faso (da anni vittima di ondate jihadiste), del Mali, del Niger e del Mozambico citato dal Papa anche nell’ultimo Angelus, del Corno d’Africa. Sono tutte situazioni colpite da crisi umanitarie che – ricorda Papa Francesco – sono causate “principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone”.

Immancabile la citazione del Myanmar che, dopo la visita di Papa Francesco dal 2017, è sprofondato di nuovo in continui conflitti armati.

C’è, poi, la situazione in America, Nord e Sud. Papa Francesco non fa riferimenti precisi, e cita semplicemente per nome le situazioni in Haiti, Venezuela, Colombia e Nicaragua, chiedendo che “ci si adoperi, specialmente in quest’Anno giubilare, per edificare il bene comune -e riscoprire la dignità di ogni persona, superando le divisioni politiche”. Solo citare, però, è porre l’attenzione su situazioni al limite. In Nicaragua, anche recentemente, sono stati espulsi vescovi e sacerdoti, in Venezuela si vive una situazione complessa, Haiti è da tempo in crisi, la Colombia è ancora impegnata in percorsi di pace.

Esorta Papa Francesco: “Il Giubileo sia l’occasione per abbattere tutti i muri di separazione: quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica, e quelli fisici”. Ed è a questo punto che Papa Francesco guarda alla “divisione che interessa da ormai cinquant’anni l’isola di Cipro e che ne ha lacerato il tessuto umano e sociale”, auspicando “che si possa giungere a una soluzione condivisa, che ponga fine alla divisione nel pieno rispetto dei diritti e della dignità di tutte le comunità cipriote”.

Papa Francesco ricorda che Gesù “è la Porta spalancata che siamo invitati ad attraversare per riscoprire il senso della nostra esistenza e la sacralità di ogni vita, e per recuperare i valori fondanti della famiglia umana”.

Ed è Gesù stesso che attende tutti sulla soglia, a partire dai più fragili – i bambini, specialmente quelli che soffrono la guerra e la fame, gli anziani, i rifugiati e i profughi, i disoccupati, i carcerati e anche i perseguitati per la propria fede.

Papa Francesco invita anche a non far mancare “la nostra gratitudine verso chi si prodiga per il bene in modo silenzioso e fedele: penso ai genitori, agli educatori e agli insegnanti, che hanno la grande responsabilità di formare le generazioni future; penso agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, a quanti sono impegnati in opere di carità, specialmente ai missionari sparsi nel mondo, che portano luce e conforto a tante persone in difficoltà”.

Infine, il Papa, seguendo anche il tema del Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace di quest’anno, chiede che il Giubileo sia “l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri”, e ricorda che “ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito”.