Papa Francesco sottolinea che, con il suo dinamismo, ci ricorda che “la Parola è un dono rivolto a ciascuno, e che perciò non possiamo mai restringere il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile, nei modi e nei tempi che lo Spirito conosce”.
Per Papa Francesco, “se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti, allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù”.
Ammonisce il Papa: “Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto; di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie”.
La Parola di Dio va messa al centro e – ed è questo il secondo punto – “chiama alla conversione”, perché “la vicinanza di Dio non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere”, ma piuttosto “ci scuote, ci scomoda, ci provoca al cambiamento, alla conversione” e ci mette in crisi, trasforma “il cuore e la mente, ci cambia, ci porta a orientare la vita al Signore”.
Papa Francesco invita così a mettere la propria vita “sotto la parola di Dio”, secondo la strada che ha indicato il Concilio, che non chiede di mettere la parola di Dio “sotto i nostri gusti, le nostre tendenze e preferenze, ma sotto l’unica parola di Dio che ci plasma, ci converte e ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo”.
Papa Francesco infine mette in luce come la naturale conseguenza di questo movimento è diventare annunciatori della Parola di Dio.
Lo dice Gesù, chiamando Simone e Andrea e dicendo loro che li farà “pescatori di uomini”, vale a dire non più solo “esperti di barche, di reti e di pesci, ma esperti nel cercare gli altri”. Così i discepoli, “come per la navigazione e la pesca avevano imparato a lasciare la riva e a gettare le reti al largo, allo stesso modo diventeranno apostoli capaci di navigare nel mare aperto del mondo, di andare incontro ai fratelli e di annunciare la gioia del Vangelo”.
Papa Francesco nota che il dinamismo della Parola “ci attira nella ‘rete’ dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano”, e questo "non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non è la nostra Parola".
È rivolto anche a noi – continua il pontefice – “l’invito a essere pescatori di uomini: sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, a ‘darle carne’ accarezzando la carne di chi soffre”.
Perché “questa è la nostra missione: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno”.
Papa Francesco infine ringrazia chi “si dà da fare perché la Parola di Dio sia rimessa al centro, condivisa e annunciata”, a chi “la studia e ne approfondisce la ricchezza”, agli operatori pastorali, a quanti hanno accolto l’invito di “portare il Vangelo con sé ovunque e leggerlo ogni giorno”, e ai diaconi e ai sacerdoti che non fanno “mancare al Popolo santo di Dio il nutrimento della parola”, e perché la meditano e la annunciano.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.