Città del Vaticano , venerdì, 29. gennaio, 2021 12:05 (ACI Stampa).
I tempi dei primi apostoli non erano facili per comunicare la fede, ma l’amicizia con Gesù non poteva che lasciare “un’impronta indelebile, capace di suscitare stupore e una gioia espansiva e gratuita che non si può contenere”, e anche oggi i cristiani, nonostante il periodo difficile dobbiamo diffondere la paro di Gesù che è “Parola di speranza che rompe ogni determinismo e, a coloro che si lasciano toccare, dona la libertà e l’audacia necessarie per alzarsi in piedi”-
Papa Francesco lo spiega nel messaggio per la 95.ma Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 24 ottobre 2021. Il tema è : «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20).
“In questo tempo di pandemia- scrive il Papa- davanti alla tentazione di mascherare e giustificare l’indifferenza e l’apatia in nome del sano distanziamento sociale, è urgente la missione della compassione capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione”.
E un invito rivolto a tutti quello del Papa perché “ la nostra vita di fede si indebolisce, perde profezia e capacità di stupore e gratitudine nell’isolamento personale o chiudendosi in piccoli gruppi; per sua stessa dinamica esige una crescente apertura capace di raggiungere e abbracciare tutti. I primi cristiani, lungi dal cedere alla tentazione di chiudersi in un’élite, furono attratti dal Signore e dalla vita nuova che Egli offriva ad andare tra le genti e testimoniare quello che avevano visto e ascoltato: il Regno di Dio è vicino”.
Un ricordo speciale per i missionari e chi ha lasciato tutto per la missione e poi Francesco conclude “Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione. Ed è una chiamata che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo. Ricordiamo che ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia. C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico bensì esistenziale. Sempre, ma specialmente in questi tempi di pandemia, è importante aumentare la capacità quotidiana di allargare la nostra cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non li sentiremmo parte del “mio mondo di interessi”, benché siano vicino a noi”.