Città del Vaticano , giovedì, 21. settembre, 2017 12:25 (ACI Stampa).
L’ammissione di essere arrivati tardi nella lotta agli abusi sui minori, unita ai passi che il Papa propone per rendere efficace il contrasto a quella che il Papa definisce come “una malattia”, e alla dichiarazione della linea dura per cui il Papa mai “firmerà una richiesta di grazia” e per cui, in caso di abusi riconosciuti, non ci potrà essere appello: in un discorso a braccio, che sostituisce quello “più formale”, il Papa delinea la sua posizione sugli abusi con i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
“La Chiesa, non so se è la parola giusta, è arrivata un po’ tardi – dice il Papa - E quando la coscienza arriva tardi, i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi. Io sono consapevole di questa difficoltà”.
Il Papa ricorda che “forse l’antica pratica di spostare la gente” ha rallentato la presa di coscienza, ma ora si sta portando il problema in superficie.
Papa Francesco delinea la risposta agli abusi sottolineando il ruolo della Congregazione della Dottrina della Fede. “È stata una cosa pratica che la Chiesa sempre ha fatto: quando veniva un problema nuova o una disciplina nuova – pensiamo a dopo il Concilio il tema della riduzione allo Stato laicale – l’ha preso sempre la Dottrina della Fede”. Solo in seguito, aggiunge il Papa, è stata passata alle altre congregazioni. Ed è per questo che, di fronte a quanti chiedono che vada direttamente al sistema giudiziario della Santa Sede, Papa Francesco preferisce che intanto la gestisca la Congregazione della Dottrina della Fede “finché tutta la Chiesa non prende coscienza del problema”.
Certo, “ci sono tanti casi lì che non avanzano, non vanno avanti e questo è vero. Con il nuovo segretario appena nominato e il Prefetto si sta cercando di prendere più gente che lavori nella classificazione dei processi”.