Città del Vaticano , lunedì, 30. settembre, 2019 12:05 (ACI Stampa).
Da oggi in poi, la Terza Domenica del Tempo Ordinario sarà la Domenica della Parola di Dio. Lo stabilisce Papa Francesco, con il motu proprio Aperuit Illis, pubblicato oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Si tratta di una iniziativa che nasce direttamente dall’Anno Santo Straordinario della Misericordia, con lo scopo di rimettere la Parola di Dio al centro della vita della Chiesa.
La scelta della III domenica del Tempo Ordinario non è casuale: segna anche l’inizio della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, e dunque, scrive Papa Francesco, la giornata “verrà a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani”. E questo perché “celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, poiché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida”.
Papa Francesco dà libertà alle singole comunità di trovare un modo per celebrare quella domenica in modo solenne, dando qualche suggerimento. I vescovi, per esempio, possono celebrare in quella domenica il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, i parroci potranno consegnare la Bibbia, o un libro della Bibbia, “in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con particolare riferimento alla Lectio Divina.
Per sottolineare l’importanza della Parola di Dio, Papa Francesco fa riferimento alla Costituzione conciliare Dei Verbum, al Sinodo del 2008 sulla parola di Dio voluto da Benedetto XVI, al passo biblico del ritorno da Babilonia che viene marcato dalla lettura del Libro della Legge, accompagnata dalla commozione e dal pianto del popolo, invitato a non rattristarsi perché “la gioia del Signore è la nostra forza”.
Parole, dicono, che “contengono un grande insegnamento”, dato che “la Bibbia non può essere solo un patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati”, ma appartiene “al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella parola”, mentre “spesso si verificano tendenze che cercano di monopolizzare il testo sacro relegandolo ad alcuni circoli o a gruppi prescelti”.