Città del Vaticano , venerdì, 21. maggio, 2021 11:30 (ACI Stampa).
I diplomatici sono fondamentali nell’accompagnare il mondo alle prese con “nuove sfide etiche”, mentre la Santa Sede non smette di adoperarsi “per un mondo in cui la persona umana sia al centro”. Papa Francesco riceve un gruppo di nuovi ambasciatori non residenti accreditati presso la Santa Sede, delinea le sfide della diplomazia pontificia (pandemia, famiglia, cultura della cura, multilateralismo, ecologia umana) e rivolge un pensiero alla Terrasanta, dove tra l’altro c’è il primo cessate il fuoco a Gaza, chiedendo a tutti di unirsi in preghiera.
“Domani sera, - ricorda Papa Francesco - gli Ordinari Cattolici di Terra Santa celebreranno insieme ai loro fedeli la Veglia di Pentecoste nella chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme, implorando il dono della pace. Colgo l’occasione per chiedere a tutti i pastori e i fedeli della Chiesa Cattolica di unirsi a loro in preghiera”. Aggiunge il Papa: “Che si elevi in ogni comunità la supplica allo Spirito Santo affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli”.
Gli ambasciatori che presentano le lettere credenziali sono tutti non residenti, e provengono da Singapore, Zimbabwe, Bangladesh, Algeria, Sri Lanka, Barbados, Svezia, Finlandia e Nepal. Il Papa li ringrazia della loro presenza, considerando che viaggiare per il coronavirus è molto difficile. E poi sottolinea: “A causa della pandemia, la crisi sociale ed economica è diventata in tutto il mondo ancora più grave. Sul piano personale, molti hanno perso persone care e mezzi di sussistenza. Le famiglie, in particolare, si trovano ad affrontare gravi difficoltà economiche e spesso non dispongono di un’adeguata protezione sociale”.
Secondo Papa Francesco, la pandemia “ci ha resi più consapevoli della nostra interdipendenza”, e così “mentre cerchiamo di uscire dalla crisi attuale”, si deve lavorare per sviluppare “una cultura della cura” che formi nuove relazioni “al servizio della solidarietà, del rispetto della dignità umana, dell’assistenza reciproca e della giustizia sociale”.
Papa Francesco punta anche il dito sulle difficoltà della comunità internazionale, incapace di affrontare soluzioni comuni su temi come “migrazioni e cambiamento climatico, nonché le crisi umanitarie che spesso ne derivano”, così come sul “debito economico che grava su molti Paesi che lottano per sopravvivere” nonché al “debito ecologico” che – sostiene il Papa - “dobbiamo alla natura stessa, nonché ai popoli e ai Paesi colpiti dal degrado ambientale causato dall’uomo e dalla perdita di biodiversità”.