Perché non poté farlo?
Non saprei valutare le cose in maniera precisa, ma era una situazione diversa, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista religioso. C’erano diverse sensibilità in gioco, diversi problemi che poi si sono rivelati in realtà non così grandi. Alla fine, infatti, la visita di Giovanni Paolo II fu un segno di pace, di benedizione, di intesa con la Chiesa ortodossa, e con le autorità. Anche se c’erano delle preoccupazioni precedenti al viaggio, poi tutti furono contenti della presenza del Papa.
Come sarà la visita di Papa Francesco?
Sarà una esperienza che metterà insieme non solo la Chiesa locale, ma anche la popolazione romena. Anche il motto della visita, “Camminiamo insieme”, sta a significare che è importante essere uniti, soprattutto in un tempo in cui il proprio interesse personale è più forte della volontà del bene comune per tutti. La visita di Papa Francesco può contribuire a farci pensare al bene comune. Il bene comune non solo della Chiesa locale, ma di tutta la comunità romena.
“Camminiamo insieme” ha anche un significato ecumenico. Come sarà coinvolta la Chiesa ortodossa?
Da quello che so, ci sarà una visita del Santo Padre al Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena Daniel, nel primo giorno a Bucarest. Non ho altre informazioni. È vero che c’è un po’ di distanza tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa.
Quindi non dobbiamo prevedere un incontro simile a quello che San Giovanni Paolo II ebbe con il patriarca Teoctist?
È tutt’altra cosa adesso. In quel tempo le due Chiese si sentivano più vicine, e non c’erano gruppi di fanatici che gridano che la Chiesa cattolica è eretica, è fuori dal mondo e dalla vera Chiesa. Allora si pensava in un altro modo.
La Romania è uscita da soli 30 anni da un regime ateistico, e in generale quando c’è un regime che perseguita la fede, gli uomini di fede si stringono e danno forza tra loro. Cosa è successo in questi venti anni perché le cose cambiassero così tanto?
In realtà, gli elementi fondamentalisti sono molto più rumorosi delle persone tranquille, e hanno il solo vantaggio di urlare più forte. Ma, guardando la Chiesa ortodossa e la gente ortodossa, vedo che c’è amicizia, comunione. Non si fa teologia o storia, nei rapporti quotidiani. C’è il semplice stare insieme, il rispetto reciproco.
Il logo del viaggio mostra Maria, e ricorda il fatto che la Romania è considerata “Il giardino della Madre di Dio”. Perché questo appellativo?
Forse deriva dal fatto che la Madre di Dio è molto onorata in Romania da entrambe le Chiese, sia quella ortodossa che quella cattolica. Ci sono monasteri, chiese, luoghi di culto consacrati alla Vergine. C’è un sentimento profondo di amore per la Madre di Dio presente in tutte le famiglie di Romania, senza eccezione.
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Ma la Romania è ancora religiosa?
C’è molta gente religiosa. Sia nelle celebrazioni cattoliche che in quelle ortodosse c’è molta partecipazione. In una Europa martoriata da tanti –ismi (populismi, nazionalismi, secolarismi), la Romania ha il privilegio di avere una religiosità diffusa, nonostante i suoi "peccati". Basta camminare per strada per notare che quasi tutte le persone si fanno il segno della croce passando di fronte una Chiesa. Non succede lo stesso in praticamente nessuna città europea.
Cosa spera porterà la visita di Papa Francesco?
Per ora, sono molto concentrato su quello che accadrà durante la visita. Per il dopo, spero che accada come con Giovanni Paolo II. Perché, dopo il passaggio del Papa, moltissimi mi hanno detto che sono state giornate piene di benedizioni per la Romania, e c’era una atmosfera di pace e concordia. E questo spero porterà anche Papa Francesco a noi.