Ad accogliere il Papa i religiosi del Marocco che hanno raccontato le loro esperienze e soprattutto l’impegno pastorale e sociale sottolineando il buon rapporto con l’ Islam e le autorità. Un piccolo gregge con 4 vescovi e meno di 300 tra religiosi e sacerdoti e seminaristi che si occupano di circa 23 mila cattolici, lo 0,07 della popolazione. Molto dunque è il lavoro sociale con gli islamici in circa centri caritativi e sociali.
Primo fra tutti padre Jean Pierre il solo sopravvissuto della strage di Tibherine in Algeria. Il Papa è andato a rendergli omaggio baciando la mano all’anziano monaco.
Il Papa ricorda che la “missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non è determinata particolarmente dal numero o dalla quantità di spazi che si occupano, ma dalla capacità che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione”, e che “le vie della missione non passano attraverso il proselitismo -e citando Benedetto XVI dice- la Chiesa cresce per attrazione non per proselitismo che porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesù e con gli altri”.
E del resto “essere cristiano non è aderire a una dottrina, né a un tempio, né a un gruppo etnico. Essere cristiano è un incontro. Siamo cristiani perché siamo stati amati e incontrati e non frutti di proselitismo”.
Il Papa spiega che “Il cristiano, in queste terre, impara ad essere sacramento vivo del dialogo che Dio vuole intavolare con ciascun uomo e donna, in qualunque condizione viva. Un dialogo che, pertanto, siamo invitati a realizzare alla maniera di Gesù, mite e umile di cuore, con un amore fervente e disinteressato, senza calcoli e senza limiti, nel rispetto della libertà delle persone”. E ricorda Francesco di Assisi e Charles de Foucault e sottolinea come il Padre Nostro sia preghiera per tutti soprattutto in missione: “La preghiera di intercessione del missionario anche per quel popolo, che in una certa misura gli era stato affidato, non da amministrare ma da amare, lo portava a pregare questa preghiera con un tono e un gusto speciali.”
Una preghiera del dialogo perché spiega il Papa: “ Non con la violenza, non con l’odio, né con la supremazia etnica, religiosa, economica, ma con la forza della compassione riversata sulla Croce per tutti gli uomini. Questa è l’esperienza vissuta dalla maggior parte di voi”.
Papa Francesco ringrazia per l’ “ecumenismo della carità” e aggiunge: “Che possa essere anche una via di dialogo e di cooperazione con i nostri fratelli e sorelle musulmani e con tutte le persone di buona volontà”. Poi un grazie alla decana, suor Ersilia: “Attraverso di te, cara Sorella, rivolgo un cordiale saluto alle sorelle e ai fratelli anziani che, a motivo del loro stato di salute, non sono presenti fisicamente ma sono uniti a noi mediante la preghiera”. E infine invita tutti a “continuare ad essere segno vivo di quella fraternità alla quale il Padre ci ha chiamato, senza volontarismi e rassegnazione, ma come credenti che sanno che il Signore sempre ci precede e apre spazi di speranza dove qualcosa o qualcuno sembrava perduto”.
Questa mattina il Papa prima di recarsi in visita privata al Centre Rural des Services Sociaux, ha salutato il personale della Nunziatura Apostolica e consegnato in dono al Nunzio Vito Rallo uno stemma del pontificato realizzato in mosaico. Prima del pranzo con i vescovi del Marocco e il seguito, il Papa benedice i locali della Nunziatura, che è stata recentemente ristrutturata ed ampliata.
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