Bagdad , venerdì, 5. marzo, 2021 13:00 (ACI Stampa).
Quando Papa Francesco questa sera andrà a varcare la porta della cattedrale siro cattolica di Sayidat al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza), entrerà per la prima volta in contatto con i nuovi martiri il cui sangue ha bagnato l’Iraq durante tutto il XXI secolo, e in particolare a partire dalla Seconda Guerra del Golfo. Perché la cattedrale fu oggetto di un sanguinoso attentato, che portò ala morte di 48 persone, e anche di un bambino non nato. Ma tutta la storia dell’Iraq moderno è costellata di nuovi martiri, dal sacerdote Ragheed Ganni che difese la sua chiesa per cinque anni e diede la vita per lei in cinque secondi, all’arcivescovo di Mosul Rahho, la cui diocesi è praticamente scomparsa per anni.
E il viaggio non può che cominciare dalla cattedrale di Nostra Signora della Salvezza. Lì, il 31 ottobre 2010, un attacco terroristico aveva provocato 48 vittime, tra cui due sacerdoti, e 70 ferite. Le loro storie sono raccontate in una causa di beatificazione la cui fase diocesana si è chiusa nel 2019. E sono storie che fanno accapponare la pelle.
Tra i nuovi martiri, c’era un bambino non nato, ma anche un bambino di tre mesi, e un bambino di tre anni che, al rumore di mitra e bombe, si limitò a dire “Basta, basta, basta”, senza scomporsi, prima di essere raggiunto da una pallottola al cuore.
Ma c’era anche una ragazzina di 12 anni, che aveva detto tempo prima: “Mi piace questa chiesa, vorrei tanto morire qui”. Prima di morire disse alla mamma di non preoccuparsi, perché era incinta: la bambina morì, la mamma e la bambina che portava in grembo si salvarono miracolosamente.
Il gruppo dei nuovi martiri prende il nome dai sacerdoti Thaer Abdal e Wassim Kas Boutros, i primi ad essere uccisi dal commando che fece irruzione nella chiesa, dopo che una bomba ne aveva distratto dalla sicurezza.