Il principio dietro il sistema della scuole residenziali era l’obbligo governativo di fornire una educazione ai bambini indigeni, ma questo principio divenne in pratica una assimilazione operata su una popolazione spesso erroneamente percepita come un ostacolo al progresso della nazione.
Un sistema che – ha spiegato la Conferenza Episcopale Canadese – ha avuto un costo umano durissimo, anche se ancora da capire pienamente. “Mentre molti ex studenti e personale delle scuole hanno parlato positivamente delle loro esperienze in alcune scuole, molti altri parlano oggi di memorie ed eredità molto più dolorose, come la proibizione dei linguaggi aborigeni e delle pratiche culturali, così come di casi di abusi emozionali, fisici e anche sessuali”.
Il coinvolgimento della Chiesa Cattolica
Circa 16 diocesi canadesi su 70 sono state associate alle scuole residenziali, in aggiunta a circa una quarantina comunità religiose su un centinaio di quelle presenti in Canada.
La Conferenza Episcopale Canadese riconobbe in un rapporto del novembre 1993 per la Royal Commission on Aboriginal People che “i vari tipi di abuso sperimentati in alcune scuole residenziali ci hanno portato ad un profondo esame di coscienza nella Chiesa”. Ma già nel 1991 erano arrivate le scuse della Conferenza Episcopale Canadese e degli Ordini Religiosi.
È un percorso, insomma, che parte da lontano, e che include anche il recente stabilimento di un fondo di 30 milioni di dollari canadesi per compensare le vittime.
I precedenti del 2017
Quando il premier Justin Trudeau visitò Papa Francesco nel 2017, portò la richiesta di un viaggio in Canada per le scuse personali del pontefice con le popolazioni indigene. In quel tempo, però, in Vaticano nemmeno si pensava a un viaggio del genere.
Benedetto XVI aveva incontrato i nativi americani nel 2009, pronunciando una richiesta di perdono che aveva lasciato tutti soddisfatti. Giovanni Paolo II era stato in Canada nel 1984 e nel 1987, e in entrambe le occasioni aveva incontrato i nativi americani, esaltandone la cultura ma anche il rinnovamento portato loro dal cristianesimo. A partire dagli anni Novanta, la Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici del Canada aveva prodotto una serie di richieste di scuse, tutte sul sito ufficiale dei vescovi, conseguenza di un impegno pastorale cominciato negli Anni Trenta del Secolo scorso.
Quello che non si diceva è che tra il 2006 e il 2017 il governo aveva portato via dalle loro famiglie e privato dai servizi sociali dai 40 mila agli 80 mila bambini delle “Prime Nazioni”, ovvero indigeni. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale dei Diritti Umani Canadesi del 2019, in cui si legge anche che il Canada è condannato a pagare 40 mila dollari ad ogni vittima per la sua condotta discriminatoria.
Mentre Trudeau chiedeva dunque al Papa di fare le sue scuse, in Canada si consumava la seconda puntata di quello che era un vero e proprio torto comminato ai popoli delle Prime Nazioni. Un torto non riconosciuto dallo Stato, tanto che il governo si è appellato contro la decisione. Un torto, però, che era accaduto anche nelle scuole residenziali.
Il rapporto Bryce
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Peter Hendersen Bryce era un medico, e fu il primo a denunciare le condizioni nelle scuole residenziali in Canada. Raccolse tutte le informazioni possibili, e quindi nel 1907 pubblicò un rapporto che, dati alla mano, sottolineava come circa un quarto dei bambini indigeni che frequentavano le scuole erano morti di turbercolosi.
Non solo. Bryce notò che i fondi sanitari destinati ai cittadini della sola Ottawa erano circa tre volte più alti di quelli per i popoli delle Prime Nazioni.
Le politiche del governo, dunque, avevano causato le morti degli indigeni. E Bryce continuò a raccontarlo anche quando fu rimosso dall’incarico e pubblicò, a sue spese, un piccolo libricino sulla questione, senza aver paura di definire quella del governo come "una condotta genocida".
La storia di Kamloops
L’ultimo scandalo, se si può così chiamare, è la scoperta di alcune fosse comuni a Kamloops, fosse comuni di bambini secondo gli articoli diffusi su vari media mainstream dal maggio 2021.
Si cominciò a parlare dei resti di 215 bambini in una fossa comune, poi si cambiò la definizione in “tombe non segnate”, e si arrivò fino a considerare 1300 bambini di altre scuole residenziali sepolti in tutto il Canada.