Il rapporto con la Cina
Capitolo Cina. Papa Francesco ieri ha abbracciato sull’altare il Cardinale John Ton Hon, emerito di Hong Kong, e il vescovo e cardinale preconizzato Chow, vescovo di Hong Kong. Nel farlo, ha rivolto un saluto al popolo cinese chiedendo di essere “buoni cittadini”. Questo, però, in un momento in cui il governo cinese stava impendendo l’accesso dei cattolici in Mongolia per la visita del Papa. Allora come sono i rapporti con la Cina e quali sono le novità sulla missione dal cardinale Zuppi?
Papa Francesco sottolinea da subito che la visita del Cardinale Zuppi è una “missione di pace”. Invece, il Papa mette in luce che “i rapporti con la Cina sono rispettosi”, afferma di avere grande ammirazione per la Cina, e mette in luce che c’è una commissione, presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che lavora con il governo cinese per la nomina dei vescovi. Insomma, c’è dialogo, anche se il Papa concede che “dobbiamo andare più avanti nell’aspetto religioso per capirci di più”. E afferma: “Che i cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda da una potenza straniera”.
L’esempio del Vietnam
Anche in Vietnam c’è stata, stabilita a metà anni Novanta, una commissione per nomina dei vescovi, cui ha fatto seguito un lavoro di dialogo costante che ha portato, negli scorsi mesi, alla definizione delle “regole di ingaggio” per un rappresentante residente della Santa Sede ad Hanoi. Spesso ci si riferisce all’esperienza del Vietnam come esempio per il dialogo con la Cina.
Papa Francesco afferma che quella del Vietnam è una esperienza di dialogo “molto bello”, ammette che ci sono state difficoltà, ma “da quelle parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti”, anche perché con a cultura del Vietnam “c’è possibilità di dialogo”.
Parole che suonano indirettamente come una stoccata alla Cina, che negli ultimi mesi ha prima nominato un ausiliare di una diocesi non riconosciuta da Roma e poi ha unilateralmente trasferito il vescovo di Haimen a Shanghai – nomina irregolare sanata poi dal Papa, ma che di fatto ha portato la Santa Sede a mettere in luce come lo spirito del dialogo non possa essere tradito.
E sì, il Papa apre ad un viaggio in Vietnam, dice che se non andrà lui andrà Giovani XXIV, e questo è sicuro che ci sarà. Per i suoi viaggi, Papa Francesco ricorda che il prossimo è Marsiglia (22-23 settembre), e poi c’è “qualcuno in un Paese piccolo dell’Europa che stiamo vedendo se farlo, ma dico la verità per me è fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono limitazioni, il camminare…” In una intervista a Vida Nueva, Papa Francesco aveva rivelato che questo Paese era il Kosovo.
Il Papa appoggia l’imperialismo?
Parlando il 25 agosto con i giovani russi in videocollegamento, nel saluto finale, il Papa ha detto ai giovani di non dimenticare la loro identità, e di rifarsi alla Madre Russia, a Pietro il Grande e Caterina II. Affermazioni che hanno suscitato proteste diplomatiche, irritazione da parte degli ucraini, hanno anche avuto conseguenze in ambito diplomatico, perché viste come una esaltazione dell’imperialismo russo e un avallo delle politiche di Putin. Ma è davvero così?
Papa Francesco chiarisce. Alla fine del dialogo, ha voluto dare ai giovani un messaggio, ed è il messaggio di “farsi carico della loro eredità”, di “fare un dialogo tra nonni e nipoti”, ed è “una cosa che dico dappertutto”.
Per dare un esempio – spiega ancora Papa Francesco – ho detto “l’eredità della Grande Russia, perché l’eredità russa è molto bella ,pensa nel campo delle lettere, della musica, fino ad arrivare a Dostoevskij che ci parla di questo umanesimo maturo.
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Papa Francesco ammette che “forse” il terzo livello del discorso “non è stato felice”, ma “parlando della Grande Russia in senso non geografico, ma culturale, mi è venuto in mente quello che ci hanno insegnato a scuola, Pietro il Grande, Caterina II, che forse non è giusto, ma gli storici ci dicano. Ma quello che ho detto ai giovani russi è di farsi carico della propria eredità, prendersi la propria eredità, l’eredità della Grande Russia. La Russia ha una eredità molto grande”, ci sono stati “anni bui politicamente”, ma resta questa cultura.
E no, aggiunge Papa Francesco, lui non pensava all’imperialismo quando ne ha parlato Anzi, “la trasmissione della cultura non è mai imperiale, è sempre dialogare”. Ammette, il Papa, che ci sono “imperialismo che vogliono imporre la propria ideologia. È la cultura che viene distillata e trasformate in ideologia”.
Da questo tema, Papa Francesco aggiunge una chiosa, che riguarda “tutta la Chiesa”, ovvero che “si deve distinguere dalla cultura di un popolo e dalle ideologie”, perché anche nella Chiesa “tante volte si mettono le ideologie che staccano la Chiesa dalla vita”. Ma “una Chiesa presa dall’ideologia è incapace di incarnarsi”. E così, come gli imperialismi si consolidano in base ad una ideologia, così nella Chiesa “dobbiamo distinguere tra dottrina e ideologia. La vera dottrina non è mai ideologica, invece l’ideologia è staccata dalla realtà, staccata dal popolo”.
La Laudato Si - bis
Papa Francesco ha annunciato che il prossimo 4 ottobre pubblicherà una esortazione apostolica che andrà ad aggiornare la Laudato Si, l’enciclica pubblicata nel 2015 alla vigilia del COP 25, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sull’ambiente che si era tenuta a Parigi. Il Papa spiega che l’esortazione sarà “una revisione di cosa è successo dal COP di Parigi”, riunione che “forse è stata la più fruttuosa fino ad oggi”. Papa Francesco afferma che “c’è qualche notizia su alcune COP di alcune cose che non sono state risolte, e dunque c’è urgenza di risolverle”. Non sarà, ha aggiunto, “grande come la Laudato Si”, ma sarà più una analisi della situazione.
Il Sinodo che verrà