Roma , venerdì, 25. ottobre, 2024 18:38 (ACI Stampa).
"Ricucire lo strappo: oltre le disuguaglianze": è il titolo dell’Assemblea della Diocesi di Roma che si è svolta nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a due mesi dall’avvio del Giubileo, alla presenza di Papa Francesco.
50 anni fa – ha detto il Papa “la Chiesa di Roma si è messa in ascolto delle sofferenze, entrando in dialogo con la città e scuotendo le coscienze”.
“Sono tante le disuguaglianze e le povertà che colpiscono molto abitanti della città. Ci addolora – ha proseguito Francesco - ma ci fa comprendere quanto è lunga la strada da percorrere. Sapere che ci sono persone che vivono per strada, ragazzi che sprofondano nelle droghe e nelle altre dipendenze moderne, persone segnate da sofferenze mentali abbondonate e disperate e questo non può essere solo un dato statistico. Sono volti, sono storie, che ci toccano e ci interpellano”.
“Cosa possiamo fare insieme? L’ipocrisia – ha ammonito il Papa - è tanta. Portare ai poveri il lieto annunzio: i poveri saranno sempre con noi, sono la carne di Cristo. Lo rendono visibile ai nostri occhi. Gesù non ci offre soluzioni magiche, ma ci chiede di portare ai poveri il lieto annuncio, dire loro che sono amati dal Signore e che sono preziosi agli occhi di Dio. Ma a volte noi lo diciamo a parole senza fare gesti che lo rendano credibile. Il povero non è un numero, un problema o uno scarto. E’ nostro fratello. La questione della povertà è una urgenza ecclesiale. I preti che lavorano con i poveri non sono dei comunisti. La Chiesa è chiamata ad assumere uno stile che metta al centro i poveri e i bisognosi. Diventiamo segno della tenerezza di Dio”.
“Qualcosa – ha detto ancora il Pontefice - si è strappato nel grande tessuto sociale. Una città che assiste inerme alle contraddizioni, è lacerata. E’ necessario ricucire lo strappo con alleanze che abbiano al centro la persona umana, occorre lavorare insieme crescendo nel dialogo. Serve la pazienza del dialogo, senza pregiudizi. Insieme possiamo rischiare delle strade nuove vincendo il virus dell’indifferenza. Per ricucire dobbiamo uscire dall’indifferenza e lasciarci coinvolgere in prima persona. Bisogna valorizzare il pensiero sociale della Chiesa, nella catechesi e nella pastorale. Formare le coscienze con la dottrina sociale della Chiesa”.