Papa Francesco ha dunque parlato della doppia sentenza, ha detto che Papa Lambertini (Benedetto XIV), “ha dovuto fare la doppia sentenza per problemi economici in qualche diocesi”, e ha sottolineato anche qui che “il giudice è il vescovo: va aiutato dal vicario giudiziale, dal promotore di giustizia, ma lui è l giudice non può lavarsene le mani, e tornare a questo è la verità evangelica”.
Questo al termine di un discorso, piuttosto lungo e pronunciato da seduto per via della sciatica che già gli ha fatto saltare alcuni impegni, in cui Papa Francesco non ha dato risposte definitive, ma ha piuttosto indicato prassi pastorali.
Il Papa rimanda, come sempre, al criterio del discernimento. Nell’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, il Papa chiede di guardare all’esortazione apostolica venuta al termine dei due sinodi sulla famiglia come ad uno strumento pastorale, e rimanda al punto 241. Dove però si spiega soprattutto che la separazione “a volte può essere moralmente necessaria”, ma che di certo è un “estremo rimedio”. Insomma, tutelare la famiglia prima di tutto. E, ancora prima, tutelare i frutti della famiglia, che sono i figli.
Lo scorso anno, il Papa si era concentrato sulla necessità di avere coppie di sposi evangelizzatori, mentre nel 2019 aveva sottolineato l’importanza della preparazione al matrimonio. In un discorso che è la naturale prosecuzione di quelli degli anni passati, il Papa si concentra ora su quei matrimoni che falliscono, e su come questo vada a colpire il bonum familiae. Perché, spiega il Papa, si era persino parlato che del fatto che il bene della famiglia potesse rappresentare un capo di nullità, ma poi “tale possibilità fu opportunamente chiusa, rafforzando così la figura teologica della famiglia, in quanto effetto del matrimonio come prefigurato dal Creatore”, e anche Papa Francesco è d’accordo, perché il bene della famiglia “non può ritenersi uno dei capi di nullità”, ma “è sempre e comunque il frutto benedetto del patto coniugale; non può estinguersi in toto con la dichiarazione di nullità, perché non si può considerare l’essere famiglia come un bene sospeso, in quanto è frutto del progetto divino, almeno per la prole generata”.
Papa Francesco mette in luce il caso di quel matrimonio giuridicamente nullo, ma in cui c’è una parte che non accetta il provvedimento e che va considerata un tutt’uno con i figli. Cosa fare? Papa Francesco sottolinea che “siamo chiamati a individuare la via che porti a scelte congruenti con i principi affermati. Siamo tutti consapevoli di quanto sia arduo il passaggio dai principi ai fatti. Quando si parla del bene integrale delle persone è necessario domandarsi come può questo avverarsi nelle molteplici situazioni in cui vengono a trovarsi i figli”.
Il Papa mette in luce anche altri casi specifici. Si chiede Papa Francesco: “Come spiegare ai figli che – ad esempio – la loro mamma, abbandonata dal loro padre e spesso non intenzionata a stabilire un altro vincolo matrimoniale, riceve con loro l’Eucaristia domenicale, mentre il padre, convivente o in attesa della dichiarazione di nullità del matrimonio, non può partecipare alla mensa eucaristica?”
Guardando indietro ai due sinodi sulla famiglia, il Papa dice che il tema è stato dibattuto, consapevoli che “a volte è impossibile dare risposte” e che l’Amoris Laetitia dà “chiare indicazioni affinché nessuno, soprattutto i piccoli e i sofferenti, sia lasciato solo o trattato come mezzo di ricatto tra i genitori divisi”.
Rivolgendosi ai giudici della Rota, Papa Francesco chiede loro di non mancare “di testimoniare questa ansia apostolica della Chiesa, considerando che il bene integrale delle persone richiede di non restare inerti davanti agli effetti disastrosi che una decisione sulla nullità matrimoniale può comportare”.
Papa Francesco ribadisce la necessità di rendere il più possibile gratuite le cause di nullità, e ricorda ai giudici la necessità di aprirsi “agli orizzonti di questa pastorale difficile, ma non impossibile, che riguarda la preoccupazione per i figli, quali vittime innocenti di tante situazioni di rottura, divorzio o di nuove unioni civili”, ribadendo che la missione dei giudici è un servizio “carico di senso pastorale”, e di certo non un “atto freddo di mera decisione giuridica”.
“Le sentenze del giudice ecclesiastico – afferma Papa Francesco - non possono prescindere dalla memoria, fatta di luci e di ombre, che hanno segnato una vita, non solo dei due coniugi ma anche dei figli. Coniugi e figli costituiscono una comunità di persone, che si identifica sempre e certamente col bene della famiglia, anche quando essa si è sgretolata”.
Papa Francesco chiede di dare particolare attenzione alla famiglia, e esorta i vescovi ad aprirsi al tema, perché “si tratta di proseguire con tenacia e portare a compimento un necessario cammino ecclesiologico e pastorale, volto a non lasciare al solo intervento delle autorità civili i fedeli sofferenti per giudizi non accettati e subiti”.
Ci vuole “fantasia nella carità”, e per questo il Papa ritiene “quanto mai urgente che i collaboratori del Vescovo, in particolare il vicario giudiziale, gli operatori della pastorale familiare e soprattutto i parroci, si sforzino di esercitare quella diaconia di tutela, cura e accompagnamento del coniuge abbandonato ed eventualmente dei figli, che subiscono le decisioni, seppur giuste e legittime, di nullità matrimoniale”.
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