Città del Vaticano , venerdì, 23. agosto, 2019 12:30 (ACI Stampa).
Nella prefazione ad un libro curato dalla Pontificia Commissione per l’America Latina, Papa Francesco reitera la sua fiducia nei movimenti popolari, li descrive come poeti sociali, ricorda che i poveri sono i destinatari preferiti dell’azione della Chiesa e rimarca che il lavoro è un diritto inalienabile delle persone.
La prefazione fa da cornice al volume “La irrupcion de los movimentos populares. Rerum Novarum del nuestro tiempo”, coordinato da Guzman Carriquiry, segretario e vicepresidente della commissione, con contributi del Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, di padre Michael Czerny, sottosegretario della sezione Migranti e Rifugiati, Gianni La Bella e i sociologi Rodrigo Gera e Thomas Leoncini, nonché articoli del fondatore dell’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari Juan Grabois, di monsignor Gustavo Carrara, della giornalista dell’Osservatore Romano Silvina Perez.
Per Papa Francesco, i movimenti popolari sono “un seme nel mondo contemporaneo, il chicco di grano che porterà molto frutto”, perché il futuro dell’umanità non sta “nelle mani dei grandi dirigenti, delle grandi potenze e delle elite”, ma sta piuttosto nelle mani dei popoli, di questi “poeti sociali” che vengono delle periferie che portano “il loro bagaglio di lotte diseguali e sogni di resistenza”, mostrando a Dio, alla Chiesa e ai popoli “una realtà molte volte ignorata, che grazie al protagonismo e alla tenacità della loro testimonianza è venuta alla luce”.
Si tratta di poveri che “non si sono rassegnati a soffrire sulla loro carne” l’ingiustizia e che sono arrivati “come Gesù, docile e umile di cuore” a “ribellarsi pacificamente, mani nude”.
Papa Francesco sottolinea che “i poveri non sono solamente i destinatari preferiti della azione della Chiesa, ma sono anche soggetti attivi”, e per questo il Papa ha voluto esprimere loro “solidarietà”, decidendo di “accompagnarli nel loro cammino autonomo”, considerando che questa rete è “una espressione storica tangibile del modello poliedrico, dove alla base si incontra un diverso paradigma sociale, quello della cultura dell’incontro”, una cultura che “deve vedersela con l’altro e il diverso”.