Città del Vaticano , sabato, 29. giugno, 2019 10:07 (ACI Stampa).
Non “reporter dello Spirito”, né cristiani da copertina, ma testimoni di Gesù, come lo furono i santi Pietro e Paolo: questo sono chiamati ad essere i cristiani, sottolinea Papa Francesco nell’omelia per la festa dei patroni di Roma, i quali rappresentano l’esempio che “la santità non consiste nell’innalzarsi, ma nell’abbassarsi”.
Caldo torrido in piazza San Pietro, via della Conciliazione decorata come da tradizione con alcuni dei quadri delle infiorate per il Corpus Domini di varie pro-loco locali, e 31 arcivescovi metropoliti di nuova nomina che concelebrano con il Papa (13 dalle terre di missione): riceveranno il pallio benedetto dal Papa durante questa festa nella loro diocesi, dalle mani del nunzio, secondo le nuove procedure approvate da Papa Francesco qualche anno fa perché siano sempre più legati al loro territorio. C’è anche la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che ieri ha incontrato Papa Francesco e che il Papa saluta al termine dell’omelia.
Papa Francesco delinea la figura degli apostoli Pietro e Paolo, come testimoni di vita, di perdono e di Gesù, che hanno amato fino al martirio, perché “Pietro rimase addolorato dalle domande di Gesù” che gli chiedeva se lo amasse, mentre “Paolo accecato dalle sue parole”.
E Gesù, nota il Papa, “si fidò di loro, due peccatori pentiti”, suscitando la domanda sul perché “il Signore non ci ha dato due testimoni integerrimi, dalla fedina pulita, dalla vita immacolata”.
Papa Francesco spiega che il motivo è che “il punto di partenza della vita cristiana non è l’essere degni”, perché “quando ci riteniamo migliori degli altri è l’inizio della fine” e “il Signore non compie prodigi con chi si crede giusto, ma con chi sa essere bisognoso”, non ci ama perché “bravi” e cerca “gente che non basta a se stessa, ma è disposta ad aprirli il cuore”.