Gyumri , sabato, 25. giugno, 2016 16:00 (ACI Stampa).
C’è un’opera di misericordia che Giovanni Paolo II ha donato all’Armenia, e che è lì, tra le montagne del Caucaso, quasi al confine con la Georgia. Si chiama “Redemptoris Mater”, è un ospedale gestito dai Camilliani, ma è comunemente noto come “l’ospedale di Giovanni Paolo II”. A questo ospedale, Papa Francesco ha fatto riferimento nei ringraziamenti finali della messa a Gyumri. E lo avrebbe probabilmente visitato, se il programma non fosse stato così chiuso.
Perché l’ospedale è a sola mezzora di auto da Gyumri, ad Ashotsk, nel mezzo delle montagne, colpito da un vento incessante e da grande escursione termica. Giovanni Paolo II ci sarebbe voluto andare, durante la visita del 2001, ma non poté, perché non si trovò un elicottero. Nemmeno con Papa Francesco si è riuscito a fare.
Il Papa avrebbe comunque voluto. Sa delle attività dell’ospedale, ha inviato attraverso la Papal Foundation una donazione di 100 mila dollari quest’anno, viene costantemente informato. Anche per questo, ha voluto salutare al termine della messa “chi, con tanta generosità e amore concreto, aiuta quanti si trovano nel bisogno. Penso soprattutto all’ospedale di Ashotsk, inaugurato venticinque anni fa e conosciuto come l’ ‘Ospedale del Papa’: nato dal cuore di san Giovanni Paolo II, è ancora una presenza tanto importante e vicina a chi soffre”.
Ma come è nato "l’ospedale del Papa"? Lo racconta padre Mario Cuccarollo, un camilliano che dirige la struttura dal 1992: “Dopo il terremoto che devastò l’Armenia a partire dall’epicentro di Spitak (si parla di 25 mila morti), la Caritas pensò di fondare un’opera qui per aiutare la popolazione. Si decise di fare un ospedale. E si scelse di costruirlo in Ashotsk perché era un territorio non troppo colpito dal territorio, che allora aveva anche una sua struttura organizzativa, con una provincia, un prefetto… ora tutto è stato centralizzato a Gyumri”.
L’ospedale si estende per 5 mila metri quadri, su un solo piano, costruito in prefabbricato, ma tenuto pulitissimo dal personale. C’è una lavanderia, una cucina, una mensa e una sala operatoria e mezza, dove si fanno operazioni chirurgiche anche complesse, per una media di 3 o 4 interventi al giorno (1700 interventi annui complessivi).