Un evento importante in tal senso è la traslazione delle reliquie di San Nicola di Bari in Russia tre anni fa, con la partecipazione di migliaia di fedeli. Non si trattava di un caso isolato, e si potrebbe dire che Papa Francesco persegue una vera e propria strategia di ecumenismo delle reliquie: sempre due anni fa, le reliquie di San Filippo furono rimandate in Turchia, mentre lo scorso anno Papa Francesco ha donato quelle che si crede essere le reliquie di San Pietro al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Nel 2019, Papa Francesco ha anche autorizzato il “prestito” della tunica di Thomas Beckett alla Chiesa Anglicana, per le celebrazioni dell’850esimo anniversario del martirio. La tunica insanguinata, arrivata da Santa Maria Maggiore, è rimasta in Inghilterra per tutto il 2020. Durante il 2020, poi, Papa Francesco ha inviato le reliquie di San Clemente e San Potito al Patriarca Neofit di Bulgaria.
Ma l’ecumenismo dei santi non passa solo per le reliquie, ma anche attraverso le vite e gli esempi di santi considerati tali da più confessioni cristiani. E qui non può non venire in mente San Gregorio di Narek, santo anche per la Chiesa Apostolica Armena, celebrato in Vaticano da una statua installata nel 2018 e da quest’anno inserito nel calendario romano e festeggiato il 27 febbraio.
Oltre all’ecumenismo dei santi, sono stati dunque individuati come “luoghi ecumenici” anche i temi della persecuzione dei cristiani e della difesa della vita, mentre la questione ucraina era stata parte del dibattito del primo anniversario dell’incontro dell’Avana. Oggi, la pandemia è un luogo ecumenico ma anche interreligioso, come testimoniato dal testo congiunto “Servire un mondo ferito in solidarietà interreligiosa” pubblicato congiuntamente dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Religioso e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
In più, a causa del COVID, il dialogo ecumenico è rallentato, ma di certo non si è fermato. Certo, non si è andati avanti nella stesura del documento Primato e sinodalità nel secondo millennio e oggi, che doveva essere oggetto di discussione della riunione del Comitato di Coordinamento della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa, che si sarebbe dovuto tenere a Creta. Tutto rinviato, come pure l’incontro del piccolo gruppo misto di redazione incaricato di dare corpo agli emendamenti da inserire nel testo, che ormai è in discussione da qualche anno. Si spera questo possa avvenire oggi.
A quell’incontro non avrebbe partecipato il Patriarcato di Mosca, che ha deciso di uscirne a seguito dello scisma ortodosso, e delle frizioni con il Patriarcato di Costantinopoli con cui aveva rotto la comunione,
I rapporti bilaterali tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca proseguono, comunque, e da tempo si parla di un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. Nel suo discorso di inizio anno con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il Papa ha fatto sapere che vuole tornare a viaggiare. Uno dei possibili viaggi è quello in Kazakhstan, che ha firmato un protocollo per il dialogo interreligioso con la Santa Sede.
La possibilità di un incontro in Kazakhstan tra il Papa e il Patriarca di Mosca era stata sostenuta nel settembre 2019, Vsevolod Chaplin, ex presidente del settore sociale del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca e morto improvvisamente a soli 51 anni nel 2020. Questi aveva indicato come la XVII sessione del Congresso Mondiale Religioso come una possibile occasione di incontro per i due leader. Il Papa è stato invitato, e sembra che anche il Patriarca Kirill lo abbia messo in agenda. Il Congresso interreligioso di Nur-Sultan si richiama esplicitamente all’incontro per la pace ad Assisi convocato da Giovanni Paolo II nel 1986.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.