Con il “non abbandonarci alla tentazione”, però, “il nostro dialogo con il Padre celeste entra, per così dire, nel vivo del dramma, cioè sul terreno del confronto tra la nostra libertà e le insidie del maligno”.
Il passo è difficilmente traducibile, nota Papa Francesco, ma si deve essere sicuri che Dio non è “il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”, e che “un’interpretazione di questo genere contrasta anzitutto con il testo stesso, ed è lontana dall’immagine di Dio che Gesù ci ha rivelato”. "Non dimentichiamo - chiosa il Papa - che il padre nostro comincia con padre e un padre non fa tranelli ai figli".
"I cristiani non hanno a che fare con un Dio invidioso, in competizione con l’uomo, o che si diverte a metterlo alla prova”, che era l'immagine di alcune divinità pagane, continua Papa Francesco.
Papa Francesco ricorda un passo della lettera di Giacomo, quando l’apostolo nota che nessuno deve dire di essere tentato da Dio, perché Dio non può essere tentato dal male, né è l’autore del male. E poi porta all’attenzione un passo del Vangelo di Luca, che spiega che quando il male si affaccia alla vita dell’uomo, combatte al suo fianco, "non contro di lui".
Papa Francesco sottolinea che prova e tentazione “sono stati misteriosamente presenti nella vita di Gesù stesso”, che così “si è fatto completamente nostro fratello, in una maniera che sfiora lo scandalo”.
I brani delle tentazioni di Gesù dimostrano che “le invocazioni più difficili pel Padre Nostro, quelle che chiudono il testo, sono state già esaudite”, perché “Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta con il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze”.
È con noi, dice Papa Francesco, "nelle gioie e nelle tristezze", perché "è un padre, e non può abbandonarci".
Per questo, spiega Papa Francesco, “se siamo tentati di compiere il male, negando la fraternità con gli altri e desiderando un potere assoluto su tutto e tutti, Gesù ha già combattuto per noi questa tentazione”.
Dopo il Battesimo nel Giordano, Gesù viene tentato nel deserto, viene tentato da Satana, respinge le tentazioni. "Comincia così la vita pubblica di Gesù, con l'incontro Satana. Si dice: perché parli del diavolo, Satana è una cosa antica. Ma guarda cosa dice il Vangelo: che Gesù è stato tentato da Satana".
E poi c’è l’angoscia che Gesù vive nel Getsemani, dove sperimenta “solitudine ed abbandono”, si trova "solo, ed è una angoscia indicibile. Sperimentando una prova “tanto lacerante che capita qualcosa di inaspettato”, perché l’anima di Gesù è “triste fino alla morte” e allora Gesù chiede la vicinanza dei suoi amici.
Ma i discepoli si addormentano, a causa di un torpore causato dalla paura. “Nel tempo dell’agonia – afferma Papa Francesco - Dio chiede all’uomo di non abbandonarlo, e l’uomo invece dorme. Nel tempo in cui l’uomo conosce la sua prova, Dio invece veglia”.
"Nei momenti più angoscianti, Dio lotta con noi, Dio è sempre con noi, perché Dio è padre, e il Padre non abbandona i suoi figli", dice Papa Francesco.
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È in quella notte di dolore che si vive “l’ultimo sigillo dell’Incarnazione, perché “Dio scende a trovarci nei nostri abissi e nei travagli che costellano la storia. È il nostro conforto nell’ora della prova: sapere che quella valle, da quando Gesù l’ha attraversata, non è più desolata, ma è benedetta dalla presenza del Figlio di Dio. Lui non ci abbandonerà mai!”
Papa Francesco conclude con una preghiera: “Allontana dunque da noi, o Dio, il tempo della prova e della tentazione. Ma quando arriverà per noi questo tempo, mostraci che non siamo soli, che il Cristo ha già preso su di sé anche il peso di quella croce, e ci chiama a portarla con Lui, abbandonandoci fiduciosi all’amore del Padre”.