Città del Vaticano , lunedì, 17. febbraio, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Un anno di missione, fuori dalla diocesi di origine, come parte del curriculum studiorum prima di entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede: è quello che chiede Papa Francesco in una lettera all’arcivescovo Joseph Marino, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiatica. Una esperienza missionaria, nota Papa Francesco, che “tornerà utile non soltanto ai giovani accademici, ma anche alle singole Chiese con questi collaboreranno”.
Cambia dal prossimo anno accademico, dunque, il percorso di studi per gli “ambasciatori del Papa”. Tradizionalmente, questi si formano presso l’Accademia Ecclesiastica, una istituzione direttamente collegata con la Segreteria di Stato vaticana che risale al XVIII secolo, prima come accademia destinata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, e poi, dal 1850, alla formazioni dei sacerdoti destinati al servizio nella diplomazia vaticana. Il nome di Accademia Ecclesiastica si deve a Pio XI, mentre il regolamento dell’Accademia fu delineato nel 1945 da Pio XII; che vi aveva studiato e insegnato. Quel regolamento è ancora in vigore.
La lettera di Papa Francesco, datata 11 febbraio, va comunque ad impattare sul corso di studi dei futuri diplomatici vaticani, che estenderà di un anno la formazione, da aggiungere ai corsi cui partecipano la dozzina di sacerdoti selezionati ogni anno dal presidente dell’accademia.
Nella lettera, Papa Francesco sottolinea che questa necessità missionaria gli è stata suscitata al termine del Sinodo speciale del Sinodo Speciale per la Regione Panamazzonica. Il Papa si dice convinto che l’esperienza missionaria di un anno “potrà essere utile a tutti i giovani che si preparano o iniziano il servizio sacerdotale, ma in modo particolare a coloro che in futuro saranno chiamati a collaborare con i rappresentati pontifici, e in seguito potranno diventare a loro volta inviati presso la Santa Sede presso le Nazioni e le Chiese particolari”.
Papa Francesco specifica che “per affrontare positivamente queste crescenti sfide per la Chiesa e per il mondo, occorre che i futuri diplomatici della Santa Sede acquisiscano, oltre alla solida formazione sacerdotale e pastorale, e a quella specifica offerta da codesta Accademia, anche una personale esperienza di missione al di fuori della propria Diocesi d'origine”: