Advertisement

Papa Francesco al popolo della Papua Nuova Guinea: “Coraggio, non temere!"

La Messa al "Sir John Guise Stadium" di Port Moresby

Papa Francesco durante la Messa al Sir John Guise Stadium | Papa Francesco durante la Messa al Sir John Guise Stadium | Credit Daniel Ibanez/ Aci Group Papa Francesco durante la Messa al Sir John Guise Stadium | Papa Francesco durante la Messa al Sir John Guise Stadium | Credit Daniel Ibanez/ Aci Group

Il sole cocente, spezzato solo da una leggera brezza, illumina il "Sir John Guise Stadium" a Port Moresby, mentre in Italia è passata da poco la mezzanotte. Era attesa da molti la Santa Messa domenicale - in lingua inglese - presieduta da Papa Francesco. Il Papa entra sul palco allestito nel grande stadio gremito dai fedeli della Papua Nuova Guinea: secondo le autorità locali 35,000 persone nello stadio e negli spazi vicini allo stadio. Il coro che anima la Santa Messa lo accoglie con diversi canti. L'arrivo alle 7,50 locali. Dopo le Letture della XXIII Domenica del Tempo Ordinario, Papa Francesco legge l'omelia in italiano, tradotta in inglese per il popolo dei fedeli dello stadio. 

«La prima parola che oggi il Signore ci rivolge è: «Coraggio, non temete!» (Is 35,4). Il profeta Isaia lo dice a tutti coloro che sono smarriti di cuore Egli in questo modo incoraggia il suo popolo e, pur in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze, lo invita a levare lo sguardo in alto, verso. un orizzonte di speranza e di futuro: Dio viene a salvarvi, Egli verrà e, in quel giorno, «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi»": queste le sue prime parole.

Poi, continua, commentando il Vangelo: "Nel racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù . Soffermiamoci su questi due tratti essenziali".

E incomincia con l'analisi del primo elemento: "La lontananza del sordomuto. Quest'uomo si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo “periferia”. Per poi spiegare: "Ma quell'uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio e dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare: è sordo e quindi non può ascoltare gli altri, è muto e quindi non può parlare con gli altri. Quest'uomo è tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare". Il Papa approfondisce, poi, il senso della lontananza dando una nuova chiave di lettura : "Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipende da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e agli altri: l'egoismo, l'indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l'odio, e l'elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, dai fratelli, da noi stessi; e dalla gioia di vivere". 

Ed ecco giungere il Santo Padre al secondo tema,  la vicinanza di Gesù: " Nel suo Figlio, Dio ci vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze" . E continua: "Con la sua vicinanza, Gesù guarisce il mutismo e la sordità dell'uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo".

Advertisement

Infine, si rivolge al popolo della Papua Nuova Guinea: "Voi che abitate questa grande isola affacciata sull'Oceano Pacifico, forse qualche volta avrete pensato di essere una terra lontana, distante, situata ai confini del mondo. E magari, per tante altre ragioni , a volte vi sentirete lontani da Dio e dal suo Vangelo, incapaci di comunicare con Lui e tra di voi Come ha fatto con il sordomuto, il Signore oggi vuole avvicinarsi a voi, ridurre le distanze, farvi sentire che siete al centro del suo suo cuore e che ciascuno di voi è importante per Lui". 

Forte è l'esortazione che Papa Francesco rivolge al popolo della Papua Nuova Guinea: "Non siamo nelle mani del destino, non sono i malefici e le stregonerie che cambiano la nostra vita! Diciamo “no” a tutto questo, perché ci chiude nella menzogna e nella paura! Apriamoci a Dio e alla sua Parola, apriamoci al Vangelo, apriamoci alla fede della Chiesa e, così, diventeremo anche capaci di comunicare tra noi e di edificare una società diversa, anche qui in Papua Nuova Guinea".

Dopo la chiusura della Santa Messa, il ringraziamento del Cardinale John Ribat, Arcivescovo Metropolita di Port Moresby, che ha sottolienato come il viaggio di Papa Francesco riesca a portare "benedizioni, pace e incoraggiamento e approfondisce la nostra fede. Siamo molto grati per la celebrazione eucaristica che abbiamo appena celebrato con Sua Santità Ci unisce alla Chiesa di Roma".

Prima della Benedezione finale, la preghiera dell'Angelus preceduta da alcune parole rivolte ai fedeli dello stadio e al mondo intero. Alla Vergine Maria il Papa ha affidato "il cammino della Chiesa in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone". Inoltre ha invocato "il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico. Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!". Un pensiero, poi, è stato rivolto al Santuario di Lourdes che è stato colpito in questi giorni da un'innondazione. 


Il sole a Port Moresby si fa sempre più alto, mentre a Roma la notte diviene ancora più notte.