Il Papa ha quindi “raccomandato di vincere l’indifferenza, non l’indifferenza ignaziana, ma quella che ci fa volgere le spalle ai fratelli ci ha messo di fronte ad una evidenza: la Romania è un paese pieno di ricchezze ma anche di diversità e a volte le ricchezze delle diversità sono trascurate o gettate al margine”.
Papa Francesco ha dunque sottolineato che “l’indifferenza è la manifestazione più elegante del paganesimo attuale”. Questo – commenta padre Talos – “mi ha scioccato, perché il Papa ci ha spiegato che l’aggressione non si manifesta necessariamente per forme volente, però provoca infinitamente più vittime di quanto non faccia la violenza classica”.
Padre Talos ricorda che il Papa ha dopo “ribadito l’importanza della cultura dell’incontro, da applicare quando ci sono differenze religiose nel dialogo ecumenico, o sociali ed etnici (come tra romeni e zingari) e politici”. Si può dire che “il filo rosso delle risposte di Papa Francesco è stato di non scartare ciò che è diverso o differente da voi”.
Quindi, “al Papa è piaciuta molto la preoccupazione di un parroco, un nostro confratello che si preoccupava per due chiese affiliate alla sua parrocchia. La parrocchia della sua città è infatti vivace e attiva, piena di giovani che partecipano alle catechesi, mentre le chiese di periferia, frequentate anche da rom, sono trascurate e diventano rovine. Papa Francesco ha “apprezzato questa preoccupazione per la pecora smarrita ecclesiale di oggi. Per lui non sono così importanti i numeri, ma l’attenzione a ciascuna di queste pecore trascurate”.
Nella conversazione, i confratelli di Papa Francesco hanno messo in luce anche l’importanza della beatificazione di sette vescovi greco-cattolici.
Papa Francesco
ha ribadito che è importante che la Chiesa oggi abbia libertà, ma che questa libertà deve essere accompagnata dalla misericordia, perché “non è tempo di dare giudizi al passato. Senza dimenticare il passato di oppressione, va ricordata l’importanza della misericordia”.
Papa Francesco ha anche “messo in guardia dalle nuove colonizzazione ideologiche che si fanno presenti oggi. La Chiesa Greco Cattolica, ha detto, ha sofferto in passato a motivo dell’oppressione di ideologie, e adesso siamo in balia di nuovi tipi di teologie, che richiedono perseveranza”.
Padre Talos ricorda anche che il Papa ha chiesto di affiancare la mitezza alla perseveranza e che “lo slancio missionario che ci deve caratterizzare necessità una capacità di ascolto prima di parlare. Capacità di ascolto che deve essere raddoppiata dalla ipomene, la pazienza nel modo in cui la definisce San Paolo.
Parlando delle sfide della Romania di oggi, padre Talos sottolinea che “la sfida più grande è di camminare insieme, nonostante dal punto di vista politico, sociale ed economico siamo una società colpita dalla corruzione. Quando, poi, abbiamo fasce di età in cui si contrappongono i giovani con la generazioni più anziani e si vivono tensioni etniche, tensioni sociopolitiche ed economiche, il denominatore comune rimane l’unità, ma non una unità ideologica”.
Secondo padre Talos, “non si può raggiungere oggi l’identità ideologica, ma serve un atteggiamento marcato da una cultura dell’incontro. Che io possa tendere la mano a chi è diverso da me”.
E questa sfida – conclude il gesuita – “la sento sia a livello apostolico ma anche all’interno delle nostre comunità religiose. e civili. Siamo così diversi, come fare la strada insieme. Il Papa ci ha invitato, con il suo viaggio a rischiare. Dio è un rischio, e Dio ci ha detto di rischiare per mettere tutta la fiducia in colui che ha superato questa differenza maggiore tra morte e vita: Gesù”.
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