Rabat , mercoledì, 3. aprile, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Sopravvisse al rapimento e il martirio dal monastero di Tibhirine, in Algeria, perché era chiuso in una stanza. Da quasi venti anni, padre Jean Pierre Schumacher, 95 anni, vive in Marocco, a Midelt, nel monastero di Notre Dame de Atlas. Della piccola comunità di Tibhirine, erano sopravvissuti solo lui e un altro monaco, padre Amedeé . E ora, a 95 anni, padre Jean Pierre è rimasto l’ultimo di quella comunità ancora in vita.
Papa Francesco si è inchinato davanti a lui e lo ha salutato con calore durante l’incontro che ha avuto con sacerdoti e religiosi nella cattedrale di San Pietro a Rabat, penultima tappa del suo viaggio in Marocco. Dopo la celebrazione, nella sacrestia della cattedrale, con una voce flebile sovrastata dal rumore dei tanti intervenuti all’incontro, padre Jean Pierre si è seduto e ha cominciato a parlare un po’ della sua vita e del suo incontro con il Papa.
Ha detto che l’incontro con Papa Francesco “è stato molto importante, è un ricordo da mantenere”. E ha raccontato che non era la prima volta che incontrava un Papa.
“Durante il Giubileo del 2000, sono stato invitato a partecipare a una festa di 2 mila giovani religiosi – racconta – e sono stato invitato a presentarmi da Papa Giovanni Paolo II. Questi era molto affaticato. Mi sono messo in ginocchio davanti a lui, e lui si è abbassato per abbracciarmi. E lì ho capito che non sapeva chi fossi”.
Una replica della croce di Tibhirine ora custodita a Midelt è stata posta sull’altare della Messa finale di Papa Francesco. Ma padre Jean Pierre si schernisce: “Non so cosa dire”, commenta.