Città del Vaticano , mercoledì, 24. febbraio, 2021 12:30 (ACI Stampa).
Con il patriarca Irenej, Papa Francesco diceva di avere un bel rapporto, e comunque lo tenne in considerazione al punto di bloccare una canonizzazione, quella del Cardinale Aloijzje Stepinac, ormai pronta, con miracolo riconosciuto, per mettere su una commissione mista cattolico-ortodossa e fugare i dubbi di Belgrado sull’operato del Cardinale dopo la guerra. Sarà da vedere se questo rapporto ci sarà anche con il nuovo patriarca ortodosso di Serbia, Porfirije, che è stato eletto lo scorso 18 febbraio per prendere il posto del deceduto Irenej.
Lo spera di certo il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che in una lettera indirizzata al nuovo patriarca auspica di poter “portare avanti la nostra collaborazione, già proficua con i precedenti Patriarchi, e di cementare il nostro impegno a favore delle relazioni tra le nostre Chiese”, augurandosi anche di “continuare a lavorare insieme in diversi campi della vita ecclesiale e culturale, consci che lo scopo ultimo del dialogo è la realizzazione principale del desiderio principale di Gesù Cristo Nostro Signore, ovvero la piena comunione di tutti i discepoli”.
Il messaggio del Cardinale Koch ha molti significati. Racconta, prima di tutto, di un rapporto che la Santa Sede vuole portare avanti. Nessun Papa è mai stato in Serbia, complice una certa chiusura della Chiesa ortodossa locale, ma già si sono fatti i passi perché Papa Francesco possa essere il primo Papa a visitare il Paese, magari già nel 2021. E sono passi che sono stati fatti anche attraverso una visita in Serbia del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, durante la quale aveva incontrato anche il Patriarca Irenej, a testimonianza dell’ottimo lavoro di relazioni che ci sono tra i due Paesi. Era il 2018.
Da allora, molti passi avanti sono stati fatti, e Papa Francesco ha persino concesso una intervista a Republika, il quotidiano più diffuso nel Paese, per celebrare l’anniversario di relazioni diplomatiche. La morte lo scorso 20 novembre del Patriarca Irenej per coronavirus, ma comunque a 90 anni, non ha fermato questo dialogo che passa attraverso l’ecumenismo. E, in fondo, che i viaggi ecumenici siano un obiettivo lo testimoniano i viaggi di Papa Francesco in Paesi a maggioranza ortodossa, un trend cominciato forte nel 2019 (Bulgaria, Macedonia del Nord, Romania), ma che sarebbe dovuto continuare nel 2020 con un passaggio in Montenegro, se la pandemia non avesse fermato ogni viaggio programmato nel 2020.
Ma chi è il nuovo Patriarca di Serbia? Porfirije Peric, 59 anni, metropolita di Zagabria e Lubiana, è stato eletto secondo l’antica tradizione ortodossa di un sorteggio tra i tre candidati principali. Gli altri due erano il vescovo Irinej (Bulović) o il vescovo Ioannikij (Michović). Porfirije è uno dei vescovi più giovani della Chiesa ortodossa serba, con lunghi studi teologici alle spalle, con specializzazione ad Atene e una certa considerazione nel mondo della comunicazione, essendo stato anche a capo di una agenzia di radiodiffusione.