Tortona , martedì, 6. aprile, 2021 12:30 (ACI Stampa).
Quel brano, il maestro Lorenzo Perosi non lo avrebbe voluto scrivere. Già organista di Montecassino, chiamato a dirigere il Coro Patriarcale di Venezia, nel 1898 monsignor Lorenzo Perosi viene nominato direttore del Coro della Cappella Sistina, incarico che terrà fino alla morte. E così, quando nel 1900 arriva la richiesta di Don Giovanni Ieremich, vicerettore del seminario, Perosi è riluttante. Lo convince il Cardinale Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia, in poche righe scritte di suo pugno. Nel 1903, il Cardinale sarà eletto Papa, e prenderà il nome di Pio X.
Il carteggio è stato ritrovato da don Paolo Padrini, sacerdote conosciuto per aver ideato la app IBreviary, ma anche direttore artistico del Festival Perosi che si tiene a Tortona, la città natale del Maestro. E in quel carteggio si condensa molta della vita di Perosi: le pressanti richieste, le difficoltà dell’incomprensione, ma anche la stima dei grandi, che gli permise di mantenere il suo posto di direttore del Coro della Sistina anche durante due pesanti crolli nervosi che lo portarono a rinnegare tutto il lavoro precedente.
Il brano richiesto a Perosi era ispirato al XXXIII canto del Paradiso di Dante. La composizione fu eseguita solo nel 1900, presente lo stesso monsignor Perosi. Poi, è stata ritrovata a fine anni Novanta da padre Albino Varottit, eseguita più volte nella "chiesa di Dante" a Ravenna. Don Padrini, poi, ha fatto eseguire il brano in pubblico due anni fa.
Colpisce, nell’anno dantesco, che questo brano andava a musicare proprio alcuni dei versi più celebri del Sommo Poeta, quell’ode alla “Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio” che rappresenta anche una vetta difficilissima da raggiungere nel campo delle preghiere mariane. E, come tradizione nelle composizioni perosiane, è la musica a seguire il testo, e le voci hanno una particolare importanza.
Di certo, era quello che si aspettava il vicerettore del seminario. Ma non era quello che voleva fare Perosi, che aveva già alcune situazioni difficili da gestire. Arrivato nel 1898 a Roma per dirigere il Coro della Cappella Sistina, si trova di fronte l’ultimo coro di evirati d’Europa. Li espelle e inserisce al loro posto giovani cantori, da affiancare ai falsettisti.