Roma , martedì, 29. ottobre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Seconda giornata ricca di interventi e spunti di riflessioni quella del convegno “Dal Concilio al Sinodo. Rilettura di un cammino di Chiesa a 60 anni dalla Lumen Gentium (1964-2024)” alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Una tre giorni di riflessione sull’innovazione del Concilio Vaticano II in rapporto al SInodo da poco conclusosi. Organizzato in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo e il Collegium Maximum della Pontificia Università Gregoriana, il convegno sta costituendo, de facto, il primo atto di riflessione teologica dopo la chiusura della seconda sessione dell’Assemblea del Sinodo.
E se la prima giornata ha affrontato il tema “Chiesa, cosa dici di te stessa?” con gli interventi di alcuni importanti relatori come il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, la seconda giornata si è soffermata sul tema “Nelle e dalle Chiese esiste l’una e unica Chiesa”, questo il titolo della seconda giornata. La frase prende spunto dalla Costituzione dogmatica Lumen Gentium (numero 23) prezioso e importante frutto del Concilio Vaticano II stesso.
Entriamo, dunque, nel vivo della giornata che da quelle parole prende spunto. Di sinodalità e ruolo dell’episcopato si è parlato oggi, grazie agli approfondimenti dei relatori che hanno sgranato - così come si fa con un Rosario - diversi aspetti della Costituzione dogmatica in relazione al Concilio Vaticano II e al nostro presente: il Sinodo da pochi giorni concluso.
Ad aprire i lavori, Don Giuseppe Bonfrate (della Pontificia Università Gregoriana) che ha anche moderato l’incontro. A seguire, il Professor Antonio Autiero, Professore emerito dell'Università di Münster, che si è soffermato sul tema “La Chiesa e il suo “luogo”: per una ecclesiologia in contesto”. La dissertazione accademica si è soffermata sul concetto di “luogo” in relazione alla Chiesa, sottolineando come il termine - prende spunto anche dagli studi recenti di architettura, il Professor Autiero - si sia profondamente evoluto in qualcosa di diverso dalla concezione passata: non è possibile considerare “luogo” solamente “come semplice spazio materiale o geografico”, besì grazie a un “linguiaggio nuovo ed insolito” - così precisa Autiero - riusciamo ad avere in questo lemma una valenza del tutto “antropologica e sociale”. Luogo diventa così un “orizzonte in cui confluiscono soggetti reali diversi”. E così sta avvendendo nella Chiesa: un “luogo” appunto, in cui diverse realtà coabitano e la sinodalità è proprio espressione di ciò. Lo sguardo poi si concentra sulla concezione (fa riferimento al Vaticano II) di una “Chiesa non fuori dal mondo”, non rinchiusa in “spazi chiusi autoreferenziali”. Il Sinodo da poco conclusosi si innesta in questa direzione: non chiusura, bensì sta cercando di “abattere le barriere” perché “rendere abitabile la Chiesa vuol dire abattere le pareti d’ingombro”.