Città del Messico , giovedì, 22. ottobre, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Quando è stata in visita da Papa Francesco, lo scorso 10 ottobre, Beatriz Gutierrez Mueller, moglie del presidente messicano Lopez Obrador, ha portato al Papa anche una lettera del marito, in cui si faceva riferimento ad una possibile richiesta di perdono della Chiesa per gli abusi che sarebbero stati commessi dai conquistadores. I vescovi messicani sono andati più avanti, e hanno già annunciato che la richiesta di perdono ci sarà, e avverrà nel 2021.
In quell’anno cade sia il cinquecentenario della conquista del territorio mesoamericano, sia il 200esimo anniversario dell’indipendenza del Messico. Una doppia data simbolica, che i vescovi messicani celebreranno con una richiesta di perdono. Lo ha annunciato l’arcivescovo Rogelio Cabrera Lopez di Monterrey, presidente della Conferenza Episcopale del Messico. Parlando con il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador, Cabrera ha sottolineato che “i popoli indigeni hanno una lunga storia di sofferenza, non solo durante la conquista, ma nel corso di tutti i secoli, fino ai giorni nostri”.
L’arcivescovo di Monterey è andato oltre, e ha specificato che non solo la Chiesa è sempre pronta a chiedere perdono, ma anche ad avere un a memoria penitenziale da seguire su questa via di riconciliazione”.
Una decisione giustificata con le parole dei Papi, a partire da quelle di Giovanni Paolo II, il quale, in visita nella Repubblica Dominicana, sottolineò che bisogna “riconoscere in tutta sincerità gli abusi commessi, dovuti alla mancanza d’amore da parte di quelle persone che non seppero vedere negli indigeni dei fratelli, figli dello stesso Dio Padre”, chiedendo, "nel nome di Gesù Cristo, come Pastore della Chiesa", di "perdonare coloro che li avevano offesi, di perdonare tutti coloro che durante questi cinquecento anni sono stati causa di dolore e sofferenza per i loro antenati e per loro".
Certo, la richiesta di perdono si inserisce in un particolare contesto politico internazionale, che ha portato negli Stati Uniti persino a buttare giù le statue di San Junipero Serra, l’evangelizzatore della California. La chiamano “cancel culture”, ed è una cultura che taglia i ponti con il passato, e che legge il passato con occhiali nuovi.