Città del Vaticano , mercoledì, 22. marzo, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Non una Chiesa completamente distrutta, e bisognosa di una riforma. Piuttosto, una Chiesa che già viveva dei momenti di riforma, e che ha continuato questo movimento anche dopo lo “shock” della Riforma protestante. Lo dicono padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, e il professore Johannes Grohe, storico che insegna alla Pontificia Università Santa Croce.
L’occasione è la presentazione di un convegno di tre giorni, organizzato Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in occasione del V Centenario della Riforma Luterana. Intitolato “Lutero 500 anni dopo: una rilettura della Riforma Luterana nel suo contesto ecclesiale”, il convegno si terrà dal 29 al 31 marzo.
Spiega padre Ardura che lo scopo del convegno è perlustrare “lo sguardo che lo storico può avere su eventi che hanno avuto conseguenze importantissime per tutto il continente europeo, e non soltanto. Uno sguardo che permette di vedere l’ambiente ecclesiale e storico ai tempi di Lutero. E soprattutto, aprire le prospettive”.
E una delle prospettive che va sicuramente aperta è quella della situazione della Chiesa al tempo di Lutero. “Non era una Chiesa da capovolgere – racconta padre Ardura – c’erano moltissimi movimenti di riforma, il fiorire delle congregazioni religiose, le confraternite, e questo avveniva in Italia, in Spagna, ma anche in Boemia”. In Spagna, ad esempio, c'era l'opera del Cardinale Francisco Jimenez de Cisneros, che anticipò in qualche modo la Controriforma.
Aggiunge il professor Grohe che “questo movimento di riforma è continuato anche dopo il luteranesimo. Basti pensare a San Filippo Neri, alla sua riforma della Chiesa nata non da una risposta alla Riforma, ma piuttosto come un percorso di rinnovamento interno della Chiesa stessa”.