Città del Vaticano , lunedì, 28. giugno, 2021 16:00 (ACI Stampa).
In occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, nelle diocesi di tutto il mondo i fedeli pregano per il Successore di Pietro e offrono il loro contributo concreto per la missione della Santa Sede. Le offerte dei fedeli vanno a sostenere le attività spirituali, formative, missionarie, diplomatiche e di promozione dello sviluppo umano, realizzate tramite i Dicasteri e le Rappresentanze Pontificie.
Sono destinate anche alle numerose opere di carità e solidarietà con i più bisognosi, alle necessità di diocesi e di istituti religiosi poveri, di persone emarginate e in gravi difficoltà. Ciò che ognuno può dare, unito a quello di tutti gli altri, diventa un segno di speranza per molti: una concreta partecipazione all’azione evangelizzatrice e alla sollecitudine del Papa per tutte le Chiese e per i più poveri in ogni angolo del mondo.
Questo è da secoli chiamato l’ Obolo di San Pietro. Nel sito dedicato all’ Obolo è facile trovare qualche dato interessante e soprattutto fare una donazione per sostenere uno dei tanti progetti realizzati e da realizzare. Nonostante le polemiche e le difficoltà l’Obolo rimane il modo più “popolare” di dare una aiuto alla carità del Papa e alla Missione della Santa Sede.
L’origine dell’ Obolo è praticamente scritta negli Atti degli Apostoli e alla fine del secolo VIII, gli anglosassoni, dopo la loro conversione, si sentirono tanto legati al Vescovo di Roma, che decisero di inviare in maniera stabile un contributo annuale al Santo Padre. Così nacque il “Denarius Sancti Petri” (Elemosina a San Pietro), che ben presto si diffuse nei Paesi europei. Questa, come altre pratiche analoghe, passò attraverso molte e diverse vicissitudini nel corso dei secoli, fino a quando fu benedetta dal Papa Pio IX, con l’Enciclica Saepe venerabilis del 5 agosto 1871. All’epoca era il sostegno alla missione della Santa Sede rimasta senza alcun bene dopo la presa di Roma del 1870. Ora certo l’utilizzo è molto cambiato.