Carpi , domenica, 9. febbraio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Nel Vangelo Gesù chiede ai suoi discepoli di essere “sale e luce”. Con queste due immagine Egli indica lo scopo della loro vita: divenire punto di riferimento, di purificazione, di trasformazione del mondo, diversamente non servono a nulla. Si tratta di un invito forte a rendere visibile con le parole e le opere la forza trasformante del Vangelo davanti a tutti. Terra e mondo rappresentano l’intera umanità.
Il Signore, dunque, ci chiede di divenire luce, di essere sale. Una luce e una capacità di dare senso che non vengono da noi, ma dalla comunione di vita con il Signore Gesù. Il Signore, dunque, attraverso queste due immagini, propone il valore e l’importanza della testimonianza cristiana.
A fronte di questa esigenza evangelica sta il pensiero post-moderno il quale, dopo avere visto l’infrangersi “l’uno dopo l’altro, di tutti i progetti di auto-redenzione escogitati a partire dalla seconda metà del XIX secolo”, tende ad accettare “la dissoluzione del soggetto individuale in vista di un soggetto collettivo rassicurante, in cui possano regnare libertà, tolleranza, pace e persino amore, purchè si rinunci al tema della verità”. In altre parole, si deve dire addio alla verità per dare vita ad una società plurale. La verità viene congedata, non più e non solo, per l’impossibilità a raggiungerla, ma perché essa appare ora nemica della libertà e della tolleranza.
Questo pericolo diventa reale solo quando la testimonianza si trasforma in “proselitismo”, cioè non è fecondata da un legame profondo, intimo, esclusivo con Cristo: Niente di eccellente può venire fuori da chi si rivolge dapprima ad un “pubblico”. Il “pubblico” non è un interlocutore. Indirizzandosi a un “pubblico” non si parla a qualcuno. In ogni ricerca del “pubblico” c’è un artificio, un’insincerità di fondo che vizia in anticipo l’opera trasmessa (H. de LUBAC, Paradossi e nuovi paradossi, Jaka Book, Milano 1989, 10)
De Lubac sostiene che il soggetto primario dell’azione del testimone cristiano non è “il pubblico”, ma la singola persona. Il vero testimone di Cristo, in altre parole, non è preoccupato di annunciare se stesso, di avere un pubblico che lo adora e lo segue e poi, quando lui sparisce, tutto si perde e cade. Il testimone è animato da un’unica preoccupazione: fare percepire l’amore del Signore ad ogni singola persona che incontra. Scrive ancora De Lubac: Non si raggiungono veramente gli uomini se dapprima non si raggiunge l’uomo.