Roma , lunedì, 28. ottobre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
Dalla Virgen del Pilar alla Vergine di Guadalupe ci sono circa sette secoli di storia. Ma sono secoli densi, durante i quali la Spagna ha portato a termine la reconquista, si è scoperto un continente e la Spagna ha inviato truppe e sacerdoti, letterati e intellettuali, per conquistare, sì, il Nuovo Mondo, ma conquistarlo a Dio. È la storia che si dipana nelle pagine dell’ultimo libro della storica Angela Pellicciari, “Una storia unica” (Edizioni Cantagalli).
È un libro che guarda alla storia con occhi diversi, depurati dalle lenti dell’illuminismo e della storiografia anti-cristiana che ne era seguita. Tante, troppe sono le pieghe della storia da considerare che non vengono considerate. Soprattutto, si fa storia mettendo da parte la fede cristiana, e soprattutto cattolica, che spinge ad evangelizzare e a costruire civiltà.
Quella di Angela Pellicciari è una tesi controcorrente: l’America Latina fu evangelizzata perché le spedizioni dei conquistadores furono spedizioni di evangelizzazione, liberatrici dei popoli indios dominati da altre popolazioni sanguinarie. E il desiderio di evangelizzazione parte dai reyes catolicos, e in particolare da Isabella di Castiglia che lascia scritto nel suo testamento di “non permettere che gli indios siano fatti schiavi e siano derubati dei propri beni. Ordina anche di riparare ai torti che possano avere subito”.
Si tratta di un aspetto poco conosciuto della storia, come poco conosciuto – ma riconosciuto dalla storia – è il fatto che furono i domenicani di Salamanca gli inventori dei diritti umani, applicati proprio per difendere le popolazioni indigene.
La Spagna può promuovere questo sforzo evangelizzatore perché ha una tradizione cattolica ben radicata, che comincia con la Vergine apparsa a Saragozza a San Guadalupe, santuario “fondato da Alfonso XI di Castiglia in ringraziamento per vittoria ottenuta nel 1340 contro i mori”.