Roma , venerdì, 6. dicembre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Silenzio: parola più che unica che rara. Usata pochissimo e anzi deprivata di significato. Chi osa parlare di silenzio, oggi? E ancor più, chi riesce a concretizzarla, ossia stare in silenzio, non partecipare al continuo chiacchiereccio del mondo contemporaneo, sempre più rumoroso, sempre più diffuso e invasivo, dominato da tecnica e consumismo. E in questo mondo lo spazio per l’interiorità, in cui ascoltare e incontrare l’Altro, sembra assottigliarsi sempre più. Il cardinale Robert Sarah, grande personalità della Chiesa, prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, in una sua ennesima sfida al “pensiero unico “dominante ha scritto un libro proprio dedicato al silenzio. Partendo da un dato di fatto: a forza di respingere il divino, l’uomo moderno si ritrova in una dimensione angosciante e opprimente. Avendo nascosto, o addirittura censurato la relazione silenziosa tra la parte più intima dell’uomo e Dio, che da’ senso profondo all’esistenza. Ma quello che è innegabile, non eludibile, che il silenzio sia indispensabile per l’ascolto del linguaggio divino e per la predisposizione alla preghiera.
Ora il cardinale torna a rispondere ad alcune questioni pressanti e complesse, il cui perno, potremmo dire, ruota intorno alla domanda più radicale: Dio esiste? Oppure Dio è morto, usando, come sottolinea lo stesso cardinale, una "comoda espressione per giustificare il rinnegamento della fede in Lui".
Tutto ciò confluisce in questo nuovo libro, attraverso le domande che l’editore Cantagalli in prima persona, che lo ha pubblicato, rivolge al porporato. Che spiega: “Questo libro nasce dal tentativo di rispondere alle domande dell’editore Cantagalli che, con autentico zelo apostolico, ha voluto sollecitarmi con questioni talora “difficili”,ma di sicuro e diffuso interesse. Ho cercato le risposte nella mia storia personale e nel mio cuore, nel Magistero della Chiesa e in quello dei papi che hanno segnato la mia vita e, non da ultimo, nel fecondo dialogo con amici, sacerdoti e laici, che vivono un’autentica passione per Cristo e per la Chiesa, testimoniando nel mondo Colui che hanno incontrato”.
La domanda, dunque, da cui partire è proprio quella fondamentale: Dio esiste? Ieri come oggi, uomini e donne di ogni tempo, specie di fronte alle difficoltà e alle proprie fragilità, si sono posti dinanzi a questo quesito radicale. Lo hanno fatto grandi santi e peccatori, credenti e atei, intellettuali e persone semplici. Ma ancor più in un’epoca come la nostra, in cui molti sanciscono la fine della cristianità e l’eclissi del sacro, l’estromissione di Dio dalla vita e dalla storia, in un tempo nel quale l’uomo naufraga nell’illusione di un nuovo senso della vita, all’insegna della provvisorietà e della compulsività, che tenta di afferrare qualunque cosa e nulla arriva a possedere veramente. Tutto è diritto, tutto è libertà, mai doveri, mai responsabilità, mai impegno, ma quando tutto precipita allora si pretende un aiuto, un intervento, si inveisce contro un Dio ignorato che avrebbe dovuto comunque fare in modo di “aggiustare” le cose e rispondere ai propri desideri.
Le risposte del cardinale sono sempre state chiare e inequivocabili, corrispondenti al suo pensiero così lontano dal conformismo dilagante. Anche davanti alle pagine più tragiche della Storia e della cronaca Sarah invita a non cercare la causa nell’assenza di Dio, addirittura nella sua morte, ma nella "sordità, la cecità dell'uomo". "L'uomo che si allontana da Dio, che vuol sostituirsi a Lui - scrive il prefetto emerito - compie poi quanto vorremmo imputare a Dio stesso, accusandolo di non aver impedito o evitato quanto l'uomo ha voluto mettere in pratica". D’altro parte, a testimonianza di quanto sia fallace l’espressione e il concetto della “morte di Dio”, secondo Sarah, ci sono anche i martiri cristiani di oggi nel mondo: "non si patisce per un morto, ma solo per Uno presente e vivo".