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Lettonia, anche i luterani "gioiosi" per l'arrivo di Papa Francesco

Arcivescovo Janis Vanags | L'arcivescovo Vanags, capo della Chiesa luterana di Lettonia, di fronte il Battistero nella Cattedrale, dove furono battezzati i primi cristiani | Andrea Gagliarducci / ACI Stampa Arcivescovo Janis Vanags | L'arcivescovo Vanags, capo della Chiesa luterana di Lettonia, di fronte il Battistero nella Cattedrale, dove furono battezzati i primi cristiani | Andrea Gagliarducci / ACI Stampa

Papa Francesco sarà nei Paesi Baltici dal 22 al 25 settembre, e la tappa in Lettonia sarà quella del dialogo ecumenico. Tanto che l’incontro sarà nella cattedrale luterana che in realtà fu la prima cattedrale cattolica, e dove ancora è il battistero in cui furono battezzati i primi cristiani di Lettonia. A raccontarlo è l’arcivescovo luterano Janis Vanags. Sarà lui ad accogliere Papa Francesco. E lo farà con “gioia”, testimoniando con le sue parole che il dialogo ecumenico è davvero vivo in Lettonia.

Papa Francesco sarà il secondo Papa a visitare la Lettonia, e lei prenderà parte all’incontro ecumenico con il Papa. Cosa si aspetta da questo incontro?

La comunità luterana è prima di tutto piena di gioia per la comunità cattolica che accoglie il Papa. Per loro è un grande evento, e se loro sono gioiosi, lo siamo anche noi. Credo che la visita del Papa serva a tutti, e anche in particolare a noi luterani, per ricordare alla gente della presenza della Chiesa e della sovranità di Dio. Ed è un messaggio importante in una società che diventa sempre più secolarizzata.

Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, la Lettonia è una nazione a maggioranza protestante: cosa è stato fatto in qeusti anni?

L’incontro teologico ha bisogno di due parti. Una è il dialogo teologico tra teologi e le commissioni delle Chiese che sono dedicate a questo. Questo è quello che abbiamo provato a fare vari anni fa, con la benedizione di Benedetto XVI, ma non abbiamo avuto molto successo, perché la teologia ecumenica è un tipo di teologia molto particolare, ci vogliono risorse che per ora non abbiamo. La seconda parte è quella di costruire fiducia tra le confessioni e ci stiamo concentrando molto su quello, ormai sono decenni che lo facciamo.

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In che modo lo fate?

L’arcivescovo cattolico Zbignevs Stankevics è mio amico da 30 anni, da quando lui era un giovane ingegnere e io un altrettanto giovane insegnante di chimica. La comunità cristiana lettone è piuttosto piccola, ma in questa amicizia ci incontriamo e preghiamo insieme. Facciamo soprattutto questo, cercando da ciò di trarre beneficio dal dialogo che viene portato avanti a livello globale.

Papa Francesco ha in programma anche una visita al Santuario di Aglona, che è anche un posto di pellegrinaggio ecumenico: sono molti i luterani che vanno a questo santuario mariano. Perché Aglona è così importante?

Aglona è il raduno più grande di cristiani in Lettonia, ed è sempre di grande ispirazione vedere centinaia di migliaia di persone riunirsi. Credo sia questa la ragione principale per cui anche i Luterani vi partecipano, facendo anche il pellegrinaggio. Abbiamo poca esperienza e pratica dei pellegrinaggi, i Protestanti non ne fanno molto, ma le persone amano fare qualcosa che renda concreta la loro fede, e per questo si uniscono ai pellegrinaggi ad Aglona. Ma Aglona è importante anche per la nazione, perché vi vanno i leader politici per ascoltare i messaggi della Chiesa. Non si può fare un’altra Aglona dal nulla, ci vuole una lunga tradizione e una speciale benedizione da Dio per avere un incontro così importante. La Chiesa cattolica, nostra sorella, ha tenuto in vita questa tradizione per anni, e noi ci siamo uniti. E questo sebbene nemmeno la venerazione per la Vergine sia una dottrina tradizionale per il mondo luterano. Per noi è un po’ strano, ma è un modo di pregare insieme.

C’è, in Lettonia, anche un ecumenismo del sangue molto concreto, perché i Luterani hanno subito la persecuzione sotto il regime sovietico al pari dei cattolici e delle altre confessioni cristiane. Può raccontare come qui si è sviluppato l’ecumenismo del sangue?

Quando c’è un nemico molto chiaro, e lo Stato Sovietico era un nemico molto brutale, non puoi permetterti di perdere tempo a litigare l’uno con l’altro. Si realizza semplicemente che tutti i cristiani sono sulla stessa barca, affrontando una tempesta, per cui tutti abbiamo fortemente bisogno di cristo che venga a calmare le acque e a stare in mezzo a noi. In fondo gli apostoli non discussero di chi loro fosse il più grande sulla barca scossa dalla tempesta, lo fecero in una atmosfera più pacifica. Così, a noi, non è stato insegnato l’ecumenismo del sangue. Lo abbiamo vissuo.

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Lo vivete ancora oggi?

Credo che Dio ci abbia dato una buona lezione. Prima dovevamo confrontarci con lo Stato sovietico, ora il problema comune è costituito da una secolarizzazione militante, e di nuovo dobbiamo affrontarlo insieme, non solo Luterani e Cattolici, ma anche le altre confessioni cristiane, come la Chiesa ortodossa, i Battisti, i movimenti carismatici che fino a 30 anni fa erano critici contro le Chiese tradizionali e predicavano contro cattolici e luterani. Il tono è cambiato totalmente in questi incontri ecumenici.

In che modo?

Abbiamo fatto varie iniziative. Ci siamo incontrati insieme, leader delle confessioni cristiane, in posti fuori Riga, separati, solo per parlare, per creare confidenza, senza un obiettivo specifico. E questo ha cambiato l’atmosfera in Lettonia. Abbiamo, dunque, uno spirito ecumenico molto buono.

Questa è dunque la principale sfida per il presente. Quale è invece stata la più grande sfida per il futuro della Lettonia?

Il più grande problema che stiamo affrontando è l’emigrazione di massa: le persone lasciano il Paese per lavorare all’estero. Perdiamo popolazione, perdiamo forza lavoro, e questo genera diverse sfide sul piano sociale. Chi pagherà le pensioni? Chi sarà in grado di compiere il lavoro? Le stesse campagne sono vuote: la Lettonia non è un piccolo territorio, è due volte la Danimarca e più grande della Svizzera, ma conta appena 2 milioni di abitanti, come una grande città. Ci aspettiamo che questi spazi vuoti saranno riempiti dall’immigrazione a un punto, e questo creerà ulteriori problemi riguardo la nostra identità. Ci chiederemo chi siamo, dove andiamo? Questa sarà davvero una sfida che dovremo affrontare, e lo dovremo fare di nuovo insieme.

Crede che la visita del Papa aiuterà i Lettoni ad avere un nuovo spirito di unità?

Credo rafforzerà i legami tra cristiani, perché sarà una celebrazione per tutti noi. Al di là di alcuni secolaristi che probabilmente faranno attività per contrastare la visita, e che saranno pochi, io credo che il Papa sarà una fonte di ispirazione. Non ci sarà una rivoluzione, ma è vero che il Papa viene sempre con un messaggio da ascoltare, è molto focalizzato sui temi sociali, e molti problemi riguardano proprio i temi sociali. E penso che il Papa metterà i leader politici di fronte all’idea della sovranità di Dio, farà rendere loro conto che sono responsabili di fronte a Dio, non di fronte a loro stessi.