Parigi , venerdì, 2. luglio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Non è bastato il no del Senato, che ha addirittura rifiutato di discutere il disegno di legge di bioetica approvato dall’Assemblea Nazionale. Perché, alla fine, la stessa Assemblea Nazionale ha approvato la loi bioetique lo scorso 29 giugno, con un testo che ha la maggioranza tra i deputati, ma di certo non riscontra “l’ampio consenso” di cui si avrebbe bisogno per questi tipi di scelte. Ed è per questo che i vescovi francesi chiedono “una moratoria” sui temi della bioetica. Fermarsi e riflettere, insomma, prima di scendere nel piano inclinato e scosceso della cultura della morte.
La legge di bioetica, in Francia, si ridiscute ogni sette anni. Dall’inizio della discussione, i vescovi francesi si sono impegnati perché la legge mantenesse dei limiti, in particolare sulla procreazione medicalmente assistita.. E per questo erano stati anche in Vaticano, in un incontro con la Pontificia Accademia per la Vita. Il loro impegno non è stato premiato. Anzi, la legge è stata calendarizzata tra le priorità anche dopo l’emergenza della pandemia, ed è stata poi approvata nonostante il Senato avesse rifiutato, in terza lettura, di andare avanti nel dibattito.
C’era dunque una volontà politica superiore di approvare un disegno di legge che, tra le altre cose, prevede la Procreazione Medicalmente Assistita per tutte le donne, aprendo così anche alle donne single o alle coppie lesbiche. Fino ai 43 anni, saranno dunque coperti finanziariamente dalla sanità nazionale fino a quattro tentativi di fecondazione assistita e sei fecondazioni artificiali, mentre in caso di coppia lesbica ci vuole un “riconoscimento congiunto del bambino”.
Una misura parte della promessa di Emmanuel Macron di “una grande riforma della società”, tanto che Olivier Véran, ministro della Salute, ha dichiarato che i primi moduli sono pronti affinché “i primi bambini possano essere concepiti entro la fine del 2021”.
La legge permette ai bambini nati da fecondazione assistita di conoscere eventualmente l’identità del donatore a partire dall’età di 18 anni. Resta il no alla maternità surrogata, il no alla scelta dell’identità del donatore da parte di una coppia infertile, il no al proseguimento del processo di riproduzione assistita alla morte del coniuge.