Parigi , giovedì, 17. giugno, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Da sempre la speranza era riposta nel Senato, che già aveva rigettato alcuni degli emendamenti più controversi della legge. Ora, mentre la Lois de Bioetique francese prosegue la sua marcia a tappe forzate, il Senato già ha fatto sapere che la rigetterà, bloccando così quello che viene considerato un “colpo di mano” da parte dell’Assemblea Nazionale, che ha ripreso la discussione. Facendo tirare un sospiro di sollievo alla Conferenza Episcopale Francese, il cui Consiglio Permanente, riunitosi dal 7 al 9 giugno, aveva rilasciato una dichiarazione molto forte in cui si sottolineava che “Solo la fraternità può sostenere la fragilità”.
Il testo che era stato respinto al Senato lo scorso febbraio includeva pratiche come l’utero in affitto, la maternità condivisa, l’uso delle cellule staminali di embrioni nati da fecondazione in vitro per trattare i fratelli malati. A febbraio, i vescovi francesi non avevano preso una posizione. Ma lo hanno fatto al Consiglio di giugno, sottolineando che con il testo esaminato in terza lettura il punto focale non era più “la dignità propria di ogni essere umano”, perché “il fondamento della bioetica francese” di cui “il nostro Paese era tanto orgoglioso è stato cancellato una volta per tutte”.
I vescovi hanno denunciato che il nuovo testo “pretende di autorizzare nuove trasgressioni inquadrandole”, ma “una cornice non regge mai. Argomentando, i vescovi hanno sottolineato che “l’umanità è cresciuta imponendosi divieti” da quello di uccidere un innocente a quello di incesto, di stupro e di furto. Per questo “mescolare cellule umane e cellule animali non dovrebbe essere semplicemente inquadrato”, perché “ciò che dovrebbe essere proibito, dovrebbe essere chiaro.; ciò che può essere consentito, deve essere chiaramente consentito anche”.
E questo “è possibile solo grazie a una visione ponderata della persona umana e della sua discendenza”, mentre il principio che la ricerca sugli embrioni non va fatta se non giovi alll’embrione trattato significa comunque “permettersi di manipolare gli embrioni umani come materiale semplice”, e allo stesso modo “mettersi in una situazione di dominare tecnicamente ciò che dovrebbe diventare un essere umano”.
I vescovi ribadiscono la necessità di accompagnare la sofferenza di quanti non possono avere figli, ma allo stesso tempo di non “estendere sul dominio dell’uomo” fino al concepimento, perché “impostare un processo per fare i bambini non risolve nulla. La vita si riceve come un dono, un dono che siamo chiamati a trasmettere, a condividere con gli altri”.