Città del Vaticano , venerdì, 25. settembre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
La rinuncia improvvisa del Cardinale Giovanni Angeo Becciu ai diritti connessi al cardinalato, nonché al suo incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, lascia aperte molte questioni. Nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede non c’è una ragione ufficiale per cui si sia arrivati a questa decisione. Tuttavia, il pensiero di tutti è corso subito alle indagini connesse alla compravendita di un immobile di lusso a Londra, a Sloane Avenue, da parte della Segreteria di Stato vaticana. Indagini che recentemente si sono allargate, mentre una inchiesta giornalistica ha puntato il dito anche su una vicenda legata ad una cooperativa sarda, la Spes di Ozieri, presieduta dal fratello del cardinale. Situazioni che i legali della famiglia Becciu smentiscono, carte alla mano.
Tutto comincia con la vicenda di Londra. Da sostituto della Segreteria di Stato, Becciu aveva avallato l’investimento e anche le successive procedure di acquisizione prima del fondo immobiliare e poi dell’immobile. Era già cardinale e prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi quando la Segreteria di Stato dovette ristrutturare l’investimento, in modo da evitare di perdere ulteriore denaro. Si decise di tagliare gli intermediari, pagare le commissioni pattuite, quindi chiedere un prestito (tecnicamente, una anticipazione di denaro) all’Istituto per le Opere di Religione per finalizzare l’acquisto. Lo IOR contestò la richiesta del prestito, facendo con la sua segnalazione partire poi l’offensiva dei promotori di Giustizia vaticani con le perquisizioni in Segreteria di Stato e Autorità di Informazione Finanziaria. Era ottobre 2019, quasi un anno fa.
Il risultato è stato che cinque funzionari vaticani sono stati sospesi, e poi un altro. Quindi, i due sacerdoti coinvolti (Don Mauro Carlino e monsignor Alberto Perlasca) sono stati rinviati in diocesi, due funzionari della Segreteria di Stato (Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi) sono rimasti sospesi fino a luglio e, sembra, traghettati verso un pre-pensionamento, un’altra funzionaria della Segreteria di Stato (Caterina Sansone) è stata destinata ad altro incarico. L’ultimo indagato, Tommaso Di Ruzza, non è stato semplicemente rinnovato nel suo incarico di direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria.
La comunicazione dei provvedimenti amministrativi contro i funzionari è arrivata attraverso uno scarno comunicato della Sala Stampa della Santa Sede nella serata del 30 aprile, alla vigilia della Festa di San Giuseppe Lavoratore, come non pochi hanno fatto notare. Tuttora, però, non si sa se questi saranno rinviati a giudizio o se i magistrati vaticani decideranno per il non luogo a procedere.
Di certo, una decisione si dovrà prendere. La scure delle indagini aperte pende sul Vaticano mentre la prossima settimana, a partire dal 29 settembre, si attende l’ingresso nelle Sacre Mura degli ispettori di Moneyval, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza agli standard internazionale di trasparenza finanziaria dei Paesi che si sottomettono alla procedura. Con questa “on site visit”, Moneyval si prepara a stilare il quarto rapporto sui progressi vaticani. Gli altri tre erano stati generalmente positivi, e mostravano il lavoro che la Santa Sede aveva fatto nel rendere il suo sistema finanziario, per quanto peculiare, rispettoso delle normative.