San Salvador , domenica, 24. maggio, 2015 9:35 (ACI Stampa).
Erano in 260 mila, a San Salvador, per la beatificazione dell’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero. Cinque cardinali sull’altare, 1500 sacerdoti concelebranti. La presiedeva il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e delegato del Papa. La beatificazione di Oscar Arnulfo Romero ha rappresentato per l’America Latina il riconoscimento di una Chiesa, quella di San Salvador, che fu nel mirino tra Anni Settanta e Ottanta: oltre a Romero, una catena di omicidi di sacerdoti e religiosi, alcuni di loro anche in attesa di una beatificazione che ne attesti il martirio. Ma la beatificazione di Romero rappresenta anche il segno di una memoria controversa, tanto che padre Jon Sobrino, il teologo della Liberazione che fu molto vicino a Romero, ha sottolineato nei giorni scorsi che non vuole una “beatificazione annacquata.”
Sono polemiche che importano molto poco alle persone. Della santità dell’Arcivescovo Romero erano convinti, indipendentemente da qualunque dibattito teologico o qualunque strumentalizzazione sulle posizioni dell’Arcivescovo. Sta qui la ragione della folla in piazza, con moltissimi ombrelli colorati in mano per ripararsi dal sole.
Papa Francesco, che in quell’America Latina viveva, è stato il Papa che ha decretato che sì, quello di Romero fu martirio, che fu ucciso dagli squadroni della morte in odio alla fete. “Óscar Arnulfo Romero, arcivescovo, martire, che, sostenuto da Cristo, pietra angolare, donò la vita per la costruzione del Regno, d’ora in avanti sarà chiamato Beato”: queste le parole della lettera apostolica che fanno da preludio allo svelamento del ritratto del nuovo beato.
Nell’omelia, il Cardinale Amato ha sottolineato che l’Arcivescovo Romero “è luce delle nazioni e sale della terra. Se i suoi persecutori sono spariti nell’ombra dell’oblio e della morte, la memoria di Romero continua ad essere viva e a dare conforto a tutti i derelitti e gli emarginati della terra.”
Parole che vengono spesso interrotte dagli applausi della folla, e in particolare di quei 1400 poveri cui l’arcidiocesi di San Salvador ha riservato oltre 1400 posti. A loro, l’arcivescovo Romero diceva che “i nostri interessi sono gli interessi di Dio, che ci dice di amarlo sopra ogni cosa e di amare gli altri come noi stessi.”