Nagasaki , lunedì, 11. marzo, 2019 13:00 (ACI Stampa).
Ancora non è ufficiale il viaggio, né il programma. Ma Papa Francesco ha già annunciato informalmente che andrà in Giappone, ed è quasi certo che sarà a Nagasaki. E lì, sottolinea con ACI Stampa l’arcivescovo Joseph Mitsuaki Takami, troverà ad attenderlo “una storia di cristianesimo ininterrotta da quattrocento anni”. Una storia di martiri, di testimonianza, di quella che è la città con la tradizione più cattolica del Giappone.
Dunque, Papa Francesco sarà in Giappone. Quanto è attesa la visita?
Già nel 2013 avevo scritto a Papa Francesco una lettera di invito, e così ho fatto almeno altre quattro volte. Non ho mai ricevuto risposta. Il 17 dicembre 2018, nel giorno del compleanno del Papa, il Cardinale Thomas Maeda, arcivescovo di Osaka, aveva una udienza con Papa Francesco. Ho approfittato di questa occasione, e gli ho chiesto di accompagnarlo. Con noi è venuto anche l’arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi di Tokyo, e quindi il vescovo Josep Maria Abella, ausiliare di Osaka, che è Clarettiano spagnolo e che faceva una traduzione. E Papa Francesco ha detto: verrò a novembre del prossimo anno. E poi ha aggiunto: verrò a Tokyo, dove incontrerò le autorità, e poi a Nagasaki farò un forte messaggio sull’immoralità delle armi nucleari.
Nagasaki è un posto importante per il cattolicesimo in Giappone. Durante il periodo del “silenzio”, quando essere cristiani portava il rischio della vita, i cattolici si concentrarono lì. Perché?
Vero, da quando il cristianesimo fu dichiarato una Legge malvagia nel 1614, i cristiani che vivevano in quasi tutto il Paese avevano uno dopo l’altro abbandonato la fede a causa della persecuzione sistematica, eccetto in Nagasaki. E questo è un mistero. Ma la fede veniva tramandata in maniera segreta di famiglia e in famiglia, e in molti avevano la responsabilità di battezzare i bambini, di notte, di nascosto. La legge imponeva a tutti di affiliarsi a un tempio buddista. Lo fecero anche i cristiani, per salvare le apparenze, ma nel cuore mantennero viva la fiamma della fede. E riuscirono a rimanere fedeli anche quando il governo organizzò, più volte, retate improvvise per catturare i cristiani.